Compagni di scuola (Film)

Non ci sono più le "rimpatriate" di una volta!

Settimane fa, complice la noia indotta da un periodo di isolamento fiduciario, ho bazzicato in una pagina di Facebook alla quale sono stato invitato da un caro amico.

La pagina ha come obiettivo quello di mettere in contatto le persone che hanno frequentato le scuole superiori ad Oristano tra la fine degli anni 80 e i primi del nuovo secolo.
Per i partecipanti è stato un tuffo senza elastico in un lontano passato, una possibilità di annegare nei ricordi più o meno piacevoli, di un periodo che ovviamente non può riproporsi. Ma soprattutto di rientrare in contatto con un mondo che all’epoca era un vero e proprio spaccato sociologico e antropologico.

Oristano in quegli anni era popolata da una ampia e variegata quantità di studenti, divisi in circa una decina di scuole e indirizzi diversi, e con le più disparate estrazioni sociali e appartenenze culturali. La forbice andava dai metallari ai punk, dai dark ai discotecari con i jeans e le giacche di panno, dai figli di operai, allevatori, agricoltori, ai rampolli della Oristano bene, ai figli borghesi della classe sociale tra le più ambite, quella impiegatizia del posto fisso.

La città e i paesi della provincia erano fucina di musicisti e artisti. E in diversi, a distanza di anni, hanno proseguito su quelle strade che allora sembravano impraticabili, perché abbiamo avuto la sfortuna di nascere isolani, e varcare il Tirreno in quel periodo era, e non solo psicologicamente, un ostacolo mica da ridere.

Ho ritrovato virtualmente su questa pagina persone che non vedevo da un periodo lontano nella migliore delle ipotesi venticinque anni, ma alcuni persi di vista già da più di trenta. Ed è incredibile che amici con i quali hai affrontato un percorso di crescita così formativo come l’adolescenza, che incontravi quasi tutti i giorni, all’improvviso siano diventati così lontani da aver bisogno di un social network per riallacciare quei legami.

Certo, all’epoca i cellulari non circolavano, chi poteva permetterselo girava con uno scaldabagno con l’antenna, date le dimensioni ed il cronico surriscaldamento, e l’unico gestore allora esistente proponeva numeri telefonici esclusivamente in abbonamento, di ricaricabili esistevano solo le batterie del telefono.Nel frattempo, siamo usciti di casa, abbiamo studiato e lavorato fuori, ci siamo trasferiti, ma soprattutto abbiamo disattivato il vecchio telefono fisso per la comodità di essere sempre reperibili.

Il mio primo articolo su Il Sardington Post raccontava proprio delle insidie dei social network, del loro possibile uso superficiale. Ecco, oggi invece sento la necessità di ringraziare Facebook. Perché ha svolto in questo caso, ma come in tanti altri, la funzione per la quale è nato: tenere in contatto le persone, o farle incontrare. Anche se su una piattaforma telematica.
Anche se, c’è da dire, ho reincontrato dal vivo alcune di queste persone da poco ritrovate, e l’imbarazzo dell’incontro è stato proporzionale all’entusiasmo di sentire di nuovo vecchi amici su Facebook. Ma per questo cortocircuito emozionale non è stato ancora inventato l’algoritmo.

Giuseppe Diana © Riproduzione riservata

L'immagine in evidenza è tratta dal film "Compagni di scuola", 1988, di e con Carlo Verdone

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