Ignazio Sessini

 Villacidro - Pubblichiamo, a un mese dalla morte sul lavoro del dipendente di Villaservice, le considerazioni di Danilo Cocco

È trascorso un mese, dal 5 luglio.
Un mese in cui il frastuono assordante sui ritmi di crescita dei contagi, l'occupazione delle terapie intensive, il green pass, l'obbligo vaccinale introdotto con forme di coercizione più o meno eludibili, ci ha distratto dalle immagini drammatiche dei volti dei colleghi di Ignazio Sessini fuori dai cancelli della Villaservice Spa, zona industriale di Villacidro.

L'ultima notizia diffusa a mezzo stampa è che il servizio svolto nottetempo da Ignazio e dai suoi colleghi sarà affidato ad una ditta esterna: si esternalizza il rischio.
Niente si sa sulle indagini in corso. L'ostinazione con cui le istituzioni proprietarie delle quote di questa società per azioni si sono chiamate fuori da ogni responsabilità per questa tragedia, e il progressivo oblio che si riserva a ogni morto sul lavoro, fanno presumere che, aldilà delle dichiarazioni a caldo, anche di Ignazio, lavoratore, padre, marito, si voglia perdere la memoria.

Una memoria scomoda, i cui fili si intrecciano con chi, nell'impianto, ancora lavora. Che vive sulla sua pelle questo oblio per un collega scomparso in uno dei modi più orrendi come una sconfitta, in completa solitudine.

Nessuno potrà mai riportare in vita Ignazio, questo è un fatto. Almeno si potesse dire «mai più!» con convinzione.

Invece, mentre i giorni passano, la sensazione è che nulla sia destinato a cambiare. Anche quando il datore di lavoro è una società per azioni a totale controllo pubblico. Qualcosa di cui si dovrebbe dare conto alle comunità, di cui fanno parte quei lavoratori.
Così, proprio così, si uccide la speranza: e questo, checché ne si voglia dire, non è un incidente, non è una fatalità. È un crimine, contro l'umanità.

È quasi passato un mese. Ho ancora negli occhi le espressioni dei volti fuori da quei cancelli, le parole dette e quelle sussurrate. Non ho notizie di iniziative prese affinché chi ha in mano il capitale della Villaservice, ovvero tre comuni del circondario, decreti che nessun altro incidente sul lavoro debba verificarsi e lo notifichi al management.

Il tempo, purtroppo, non sempre è galantuomo. Ma è l'unica speranza che ci resta, perché fatti concreti non se ne vedono. Chissà, forse qualcosa arriverà da un'aula di tribunale, o forse no. È tutto così surreale, comunque.
Proprio un paese d'ombre.

Danilo Cocco - San Sperate

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