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Pecore al passaggio

 Medio Campidano - Sardegna - Lingua blu, siccità e incognita prezzo del latte

Si può programmare una stagione di produzione nelle aziende zootecniche sarde? La risposta è no. La situazione è precipitata da metà agosto con la nuova propagazione del virus della lingua blu, la febbre catarrale ovina. Ad oggi sono più di 160mila gli animali infettati dal virus e 40mila sono già deceduti.
Nella provincia del Medio Campidano sono 300 i focolai attivi con 8433 animali colpiti quasi tutti dal sierotipo 3, il più aggressivo dei tre in circolazione ( rispetto ai sierotipi 4 e 8). Al numero dei capi morti si aggiungono quelli che rimangono purtroppo invalidi e improduttivi.

Il 16 ottobre scorso la Giunta della Regione Sardegna, ha approvato una variazione di bilancio all’interno del Disegno di legge n.40/56 e ha previsto uno stanziamento di 13,5 milioni di euro per risarcire gli allevatori sardi. Ora si attende l’approvazione del Consiglio regionale e successivamente la risorsa sarà messa a disposizione dell'agenzia regionale Laore, che avrà il compito di individuare le aziende colpite.
Una cifra tuttavia irrisoria per coprire tutti i danni causati dal virus. I 20 euro paventati per coprire il mancato reddito di un animale infetto sono palesemente ridicoli.


Nonostante il virus sia presente da ormai 23 anni, nessuna azione determinante e definitiva è stata intrapresa dai governi regionali e dagli assessori di turno che si sono succeduti. Sono state adottate sempre azioni atte a fronteggiare le emergenze e in troppi casi con ritardi esagerati, basti pensare che le domande per i ristori per il 2022 sono state autorizzate soltanto nelle scorse settimane e scadranno il 18 novembre prossimo.

I servizi veterinari delle Asl, sempre in permanente carenza di risorse umane, navigano a vista nell’incertezza e in tentativi ciclici di vaccinazioni. Intanto il patrimonio ovicaprino sardo ne paga le conseguenze.

Come se non bastasse la piaga del virus, anche la gestione della problematica siccità è stata quantomeno approssimativa. Nei primi giorni di settembre il Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale, per la scarsità di risorse idriche invasate, ha sigillato tutti i misuratori d’acqua utilizzati per irrigare erbai e foraggere. Nei giorni scorsi il Masaf (Ministero dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste ) ha respinto la richiesta degli uffici regionali (inviata in forte ritardo rispetto ad altre regioni, vedi Sicilia) di riconoscimento della calamità naturale per l’emergenza siccità per l’anno 2024. Se non arriveranno deroghe (alquanto improbabili) da parte del Ministero, ci saranno ripercussioni negative sui premi comunitari dovuti: verranno trattenute così il 3 per cento delle somme dovute agli allevatori e agricoltori sardi.


Anche dai caseifici non arrivano buone notizie. Del conguaglio a chiusura della campagna di conferimento latte, appena conclusa, nemmeno l’ombra. Sembra stiano temporeggiando per conteggiare la produzione che eventualmente mancherà loro per la trasformazione.

Le associazioni di categorie, quasi sempre dormienti, si destano dal torpore a babbo morto, soltanto con comunicati e interviste dei dirigenti. È carente anche la loro presenza nelle proposte e decisioni istituzionali. Insomma, manca una visione strutturale di programmazione, sia per il presente sia, soprattutto, per il futuro, reso ancora più incerto da un bassissimo ricambio generazionale.

Sarà un autunno caldissimo, e non solo per le straordinarie temperature del periodo, per un settore primario che vanta circa 12mila imprese e 40mila lavoratori, tra aziende e indotto.

Stefano Cruccas (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata

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