Era l'allodola

 Sanluri - Comunicato stampa diffuso integralmente

Viaggio nei labirinti della mente e del cuore con “Era l'allodola? / Da un dubbio di...” ovvero le “comichetragichesilaranti conversazioni di un uomo innamorato”, uno spettacolo scritto, diretto e interpretato da Daniele Monachella, in scena con Ignazio Chessa (produzione Mab Teatro) in cartellone giovedì 25 gennaio alle 20.30 al Teatro Comunale “Akinu Congia” di Sanluri sotto le insegne della Stagione 2023-2024 de La Grande Prosa | Musica | Danza organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, della Regione Sardegna e del Comune di Sanluri e con il contributo della Fondazione di Sardegna. Una pièce intrigante (realizzata con il contributo della Fondazione di Sardegna / Bando Arte - Pluriennale “Arte, Attività e Beni Culturali” Musica Classica, Lirica e Prosa 2018 e con il Patrocinio dell’Università di Cagliari Dipartimento di Filosofia, Letteratura, Linguistica e dello IASEMS Italian Association of Shakespearean and Early Modern Studies) incentrata sulle (dis)avventure sentimentali del protagonista, Guglielmo Scuotelapera (“al secolo” William Shakespeare), che si confronta con il suo psicanalista, il Dottor Trìnculo (con un chiaro rimando allo stravagante personaggio de “La Tempesta”) su questioni cruciali come il significato dell'esistenza e la potenza dell'amore, partendo proprio dal celebre dialogo della tragedia di “Romeo e Giulietta”, quando i due innamorati sono costretti a lasciarsi al canto fatale che segnala l'inizio del giorno.


Era l'allodola?” è il dilemma che ossessiona il drammaturgo, perché la fuga di Romeo si trasformerà in esilio in seguito alla morte di Mercuzio e all'uccisione di Tebaldo e dopo la prima notte di nozze, per una serie di sfortunate coincidenze, i due giovani sposi non si reincontreranno se non alla fine, per perire l'uno nelle braccia dell'altra, con un ultimo bacio a suggellare il loro eterno amore. «Il tormentato e sedicente bardo attraversa un momento di crisi» – rivela Daniele Monachella – e nel suo stato di incertezza e turbamento affiora «uno degli interrogativi più ambigui del suo repertorio»: nella scena quinta del terzo atto, quando Giulietta cerca di trattenere Romeo, insinuando il dubbio che si tratti della voce dell'usignolo, invece che dell'allodola, «araldo del mattino», il giovane le rammenta la necessità di quel doloroso commiato, ch'essi ignorano diventerà invece un addio «devo andarmene e seguitare a vivere, o restare e morire». In quegli istanti il ricordo della felicità sbiadisce nell'ansia della perdita, il matrimonio segreto celebrato per santificare il loro legame, in contrasto con la rivalità e l'odio insanabile tra le rispettive famiglie, non li mette al sicuro e gli eventi successivi inaspriranno quella guerra feroce: mentre Giulietta cerca uno stratagemma per sottrarsi al fidanzamento con Paride, impostole dal padre, al punto di simulare la morte e immersa in un sonno profondo viene trasportata nella tomba, Romeo lontano dalla patria, appresa la triste notizia decide di rivedere l'amata per l'ultima volta e togliersi la vita. La mancata consegna di una lettera stravolge infatti il piano ordito da Frate Lorenzo per consentire ai due giovani di fuggire insieme e il dramma elisabettiano si conclude, dopo il duello tra Paride e Romeo, con la tragica fine dei due giovani innamorati, mentre i Capuleti e i Montecchi uniti in un duplice lutto si riconciliano nel sangue e in città ritorna la pace.

La tragedia immortale ancora commuove e coinvolge il pubblico, e risulta fin troppo attuale rispecchiandosi negli amori contrastati come nelle guerre fratricide del nostro tempo: per Guglielmo Scuotelapera alias William Shakespeare resta il dubbio se in quest'opera egli non abbia voluto “uccidere” il sentimento più universale, allorché da uomo innamorato a sua volta impara a conoscere i deliri dettati dalla passione spingendosi fin sull'orlo della pazzia. Tutta la dolcezza ma anche la crudeltà dell'amore, da lui magistralmente descritte nei suoi copioni e rappresentate dagli attori, ormai lo travolgono e lo sconvolgono, in uno spettacolo originale che attinge suggestioni e citazioni dai suoi grandi capolavori. Il quesito fondamentale dell'identità del protagonista, se davvero the Swan of Avon si sia reincarnato in quel singolare e estroso “paziente” ovvero il Bardo abbia attraversato i secoli per ritrovarsi sul lettino di un seguace di Sigmund Freud (e non si dimentichino le (presunte) tendenze “edipiche” di Amleto, per alcuni versi assai simile a Oreste come le trame omicide di Macbeth e della Lady riecheggiano le gesta di Clitennestra e Egisto e la personalità “narcisistica” di Riccardo III) non può essere risolto se non dagli spettatori, al cui giudizio e alla cui generosità è affidato il successo di questa ardua sfida tra verità e finzione.


«“Era l’allodola? è un irriverente gioco delle parti dove letteratura e amore descrivono la follia e, attraverso di essa si descrivono i sentimenti dell’essere umano e le sue contraddizioni» – sottolinea Daniele Monachella – «conducendo lo spettatore a ritmo serrato verso il terreno dell’assurdo, dell’illogicità, dei vizi e, non ultimi, dei paradossi della società contemporanea».

Una moderna commedia che attraverso un curioso meccanismo metateatrale, mette l'autore di fronte alle proprie responsabilità, privilegiando una chiave grottesca e surreale per un'indagine sulle emozioni e i pensieri, i desideri e gli impulsi che determinano le azioni dei personaggi, insieme con i differenti stati d'animo, la fragilità e le inquietudini, i timori e le speranze: le creature nate dalla fantasia del grande drammaturgo inglese riflettono la complessità della vita e del mondo. L'arte di William Shakespeare, la bellezza e la ricchezza delle sue opere ancora incantano le platee, il suo talento e la sua bravura risplendono nei teatri con la forza e l'attualità dei classici: “Era l’allodola?” di e con Daniele Monachella, che firma scenografie, luci e costumi oltre a drammaturgia e regia è un raffinato e coinvolgente divertissement capace di far (ri)scoprire attraverso l'ironia e la leggerezza la figura e le opere di uno dei più grandi autori della storia del teatro.

Comunicato a cura di CeDac / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna

I comunicati stampa sono importanti, come il lavoro di chi li scrive: per questo, quando riteniamo utile divulgarne il contenuto attraverso le nostre pagine, abbiamo scelto di farlo in modo riconoscibile e distinto dagli altri articoli di nostra produzione, riportandoli integralmente, nel rispetto della filiera dell'informazione. (Redazione Il Sardington Post)

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