Arbus - Un luogo storico, raccontato da chi lo ha vissuto
Nostalgici ed emotivi, i ricordi sono un tesoro da preservare, soprattutto se legati a luoghi del cuore come l'ex colonia di Funtanazza ad Arbus. Per tanti ancora oggi un luogo denso di significato e dal forte potere evocativo.
Inaugurata nel 1956 e chiusa definitivamente a inizio anni Ottanta, la colonia “Francesco Sartori” della spiaggia di Funtanazza sorse principalmente per i figli di lavoratori delle miniere di Ingortosu e Montevecchio: «Essendo figlia di ex minatore, ho usufruito della colonia per 5 anni, 1 mese l'anno» ha raccontato Temide Pala. «Era attrezzatissima e dotata di primo soccorso, si poteva andare al mare, in piscina e in montagna. Eravamo 200 bambini ogni mese per 3 mesi, suddivisi in classi di 100 maschi e 100 femmine».
Funtanazza, però, fu anche altro, come ricorda Cristina Melis: «I miei genitori si sono conosciuti lavorando a Funtanazza nel periodo del suo massimo splendore. Mio padre si occupava di orti e vigne intorno alla colonia mentre mia madre delle pulizie, finché nel '64 si sono sposati. Mio padre è poi diventato custode della colonia, fino a quando è stata chiusa definitivamente. Ho avuto modo di trascorrervi le stagioni estive del 1980 e 1981, quando avevo 6 e 7 anni».
Tra i momenti centrali delle estati in colonia gli ospiti ricordano sicuramente il momento dell'alzabandiera, che inaugurava ogni giornata: «La mattina c'era l'alzabandiera e durante la giornata tante canzoncine accompagnavano i momenti di attesa, come quando stavamo seduti davanti all'ingresso della mensa nel grande terrazzone» ha aggiunto Melis. Anche Paola Ventura rievoca questo momento: «Sono stata in colonia nel 1968/1969. Dopo la sveglia alle 7, i ragazzi più grandi si occupavano dell’alzabandiera, poi colazione e preghiera. Con il bel tempo si andava in spiaggia; poi giocavamo, andavamo a pranzo e facevamo il riposino. La sera passeggiata e poi a cena. Dopocena in terrazza, dove si imparavano giochi e canzoni che cantavamo a fine turno».
Altro elemento distintivo, la musica, che scandiva gli appuntamenti in colonia, tra cui le recite a fine stagione, come quella ricordata da Giorgio Serpi: «Nel 1987 noi bimbi abbiamo suonato e cantato 2 giorni prima di partire, dopo una lunga preparazione». Attimi immersi in un posto stupendo, ricordato da Cristina Melis: «C'era verde, oleandri in fiore e altalene nella pineta. All'ingresso, un grande mosaico con piastrelle in ceramica davanti allo scalone che portava al primo piano e la vasca con pesciolini nel cortile al piano terra». C'era anche chi viveva l'esperienza in modo meno felice, precisa Cristina Melis: «In verità non amavo molto starci perché pativo la nostalgia di casa, ma sicuramente sono state esperienze molto importanti».
Soggiorni che hanno segnato l'infanzia di tanti, lasciando ricordi, ma anche consapevolezze: «Posso dire, con il senno di poi, che l’esperienza della colonia è stata unica» ha sottolineato Marilena Cansella. «Il soggiorno in un luogo da favola, in un edificio lussuoso come un hotel per me era “normale”. Da adulta, però, mi rendo conto della straordinarietà della mia situazione. Per me non era necessario andare in colonia per poter andare al mare, in estate: era una scelta volontaria allontanarmi dal mio ambiente, uscire dalla zona di comfort, la vedevo come una sfida ai miei sentimenti di attaccamento. Ma questo ha fatto sviluppare un nuovo attaccamento: quello alla colonia e alla magia che circondava quei luoghi. Il mio cuore è là, sepolto in quella spiaggia dorata che mi ha visto felice e spensierata».
Chiara Medinas (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata
Immagine in evidenza: foto di gruppo colonia anno 1980
Di seguito, foto di gruppo colonia anno 1981 e lo spartito della canzone per la recita fine stagione, anno 1987