Braina a Segariu

 Segariu - Riflessioni su un problema centrale nel dibattito pubblico e scolastico

Comprendere meglio il fenomeno del bullismo e non fermarsi alle apparenze o alle semplificazioni: ieri sera a Segariu si è tenuto l’incontro educativo a cura di Lorenzo Braina, organizzato dal Comune in collaborazione con la Pro loco, nel contesto dell’Estate segariese 2023. L’amministrazione ha scelto di trattare il tema del bullismo, centrale nel dibattito attuale, sia pubblico sia scolastico, al fine di inquadrare meglio il fenomeno, evitando generalizzazioni e interpretazioni fuorvianti.

Braina, educatore e divulgatore pedagogico, ha risposto pienamente alle aspettative: «La definizione di bullismo in Italia è stata formulata nel 1998 e, affinché si possa parlare di questo fenomeno - ha spiegato il pedagogista di Arborea - dev’esserci la presenza di un insieme di comportamenti che, ripetuti in maniera sistematica, devono protrarsi nel tempo e avere come unico fine quello di prevalere sull’altro e dominarlo. Chi compie l’atto del bullismo lo fa per sentirsi più potente. Ne è un esempio l’emarginazione».

Tuttavia, Braina ha ritenuto fondamentale sottolineare una precisazione: «Esiste il bullismo ma non esistono i bulli». Si è schierato contro l’utilizzo di etichette che definiscono un bambino o un adolescente per un atteggiamento, sostenendo che è necessario andare oltre perché «nel momento in cui definisco un individuo rispetto al comportamento che sta attuando, tendo a non far cambiare mai quell’individuo, a negare che al suo interno vi sia dell’altro».

Il primo passo per sconfiggere questo fenomeno, secondo Braina, è comprendere di essere stati oggetto e, allo stesso tempo, carnefici di queste dinamiche: quella frase, quel gesto, quel silenzio: «In tutti noi c’è quell’ombra che, a seconda dei casi, è pronta a mettere in atto quel comportamento sbagliato. Fa parte della nostra cultura».

In alcuni casi, nelle persone che subiscono bullismo, c’è una debolezza di fondo, in altri casi, c’è la tendenza ad allontanarsi da uno stereotipo: un modo di vestire, un comportamento.

«Non mi piace usare le etichette e parlare di bulli. In 30 anni ho assistito a centinaia di resurrezioni: giovani prostitute che hanno ripreso in mano la propria vita, tossicodipendenti che sono diventati docenti universitari. Chiunque, quando educa, ha dei momenti in cui non si avvicina al modello che persegue. Se educhi non puoi cambiare quello che sei stato ma puoi provare a cambiare quello che sarai. Se c’è una cosa che un bambino ti dà è un buon motivo per provare ad essere migliore».

Secondo Braina, il fenomeno al centro del dibattito non è nuovo, ma accompagna i giovani da generazioni. Il discorso si apre, di conseguenza, sul tema più ampio dell’adolescenza, dell’educazione alle relazioni e della difficoltà da parte dei genitori di rispettare un modello educativo in cui credono perché cedono sotto il peso del contesto in cui i propri figli vivono e agiscono.

«I genitori di oggi - ha spiegato l'educatore - si sono ammutinati a un modello che, tuttavia, non va più bene per i tempi che viviamo, ne conosciamo tutti i difetti». Braina cita due strutture educative che hanno delle derive dannose sull’autostima o sull’iper-ego dei bambini, da cui derivano comportamenti dannosi come il bullismo: la struttura del bambino protetto dalle emozioni negative e la struttura del bambino progetto, in cui i genitori riversano una mole di aspettative eccessiva.

«Come fare a capire se si stanno costruendo troppe aspettative? È il bambino stesso che ne dà la misura: basta chiedersi Come sta?», ha suggerito Braina.

Valentina Frau (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata

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