Accabadora

 Villacidro - La leggendaria figura ritrova veridicità attraverso gli studi scientifici

Presentato ieri sera Accabadora mito e realtà. Storia e reperti di un ritrovamento, il libro dei medici ricercatori Aldo Cinus, Roberto Demontis, Augusto Marini e Mariano Staffa, all’Auditorium Santa Barbara di Villacidro, alla presenza degli autori (assente Roberto Demontis per impegni lavorativi), in un incontro organizzato dall’Università della terza Età di Villacidro (Utev).

Per Accadabora (colei che finisce, letteralmente) si intende una donna cui veniva demandata dalla comunità la gestione del fine vita. La sua presenza veniva invocata dalla famiglia del moribondo per porre fine alla lunghe e dolorose sofferenze che lo affliggevano. Portando a termine l’estremo gesto, veniva considerata come portatrice di carità per l’anima sofferente dell’agonizzante. Una sorta di eutanasia ante litteram praticata e accettata, secondo la tradizione, dalle popolazioni sarde.

Un tema, quello dell'eutanasia, la cui grande attualità è stata al centro della presentazione del libro organizzata dall'Utev, e che in questi anni è fortemente divisivo nell’opinione pubblica: c’è chi sostiene che il suicidio assistito sia un atto di umanità e compassione e chi, invece, lo considera una violazione dell'etica medica e della sacralità della vita umana.

Sebbene la figura leggendaria de s’Accabadora non abbia mai riscosso unanimità storica sulla sua reale esistenza, e la sua entità sia stata spesso considerata il frutto di racconti suggestivi da parte degli anziani delle comunità rurali sarde, a oggi, gli studi scientifici dei ricercatori Cinus, Staffa, Mariani e Demontis, dimostrano, attraverso il ritrovamento dei suoi attrezzi del mestiere, che questa figura femminile sia veramente esistita.


«Mi trovavo presso il mio poliambulatorio e dopo una lunga chiacchierata, del tutto causale sulla figura de s’Accabadora con un mio paziente, lui stesso ha ammesso di aver ritrovato il martello della donna, in una casa abbandonata che stava procedendo a ristrutturare. Pochi giorni dopo l’incontro, mi ha donato questo martello, felice di disfarsi da quell’oggetto che aveva provocato morte» ha raccontato Augusto Marini, a cui sono susseguiti gli interventi di Aldo Cinus e Mariano Staffa.

Dal 2017, anno del ritrovamento dell’arnese, è iniziata una collaborazione con gli altri medici e studiosi, co-autori del libro, che si sono recati personalmente nella casa del ritrovamento facendo una ulteriore e sorprendente scoperta: all'interno di un incavo murario sono stati ritrovati altri materiali avvolti con della carta, pagine di un giornale cattolico. All'interno: un rosario, una moneta risalente al regno di Emanuele III, fibre vegetali, un molare, un pugnale di legno e una lista di nomi scritti, in bella calligrafia, su un foglio.

Attraverso perizie scientifiche sui materiali raccolti e ricerche d’archivio, gli studiosi hanno dimostrato la veridicità della pratica de s’Accabadora.

La presentazione di queste testimonianze ha suscitato particolare interesse da parte del pubblico presente in sala, che dopo un confronto con gli autori del libro, ha potuto osservare da vicino i reperti analizzati, esposti e protetti in alcune teche: la grande curiosità si è unita anche a un certo timore, nella consapevolezza che si stavano osservando degli utensili che avevano procurato la morte.

Erica Pittau

© Riproduzione riservata

Immagine in evidenza:  il martello d'olivastro (sa matzòca), un piccolo pugnale (chiamato "sa misericordia"), e un dente (molare)

Foto seguenti: Un momento della presentazione del libro con Aldo Cinus, Mariano Staffa, Augusto Marini e il pubblico e alcuni dei reperti che hanno costituito alcune delle prove scientifiche dell'attività di un'Accabadora.

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