Giovanni Impastato

 Villacidro - L’incontro di Giovanni Impastato con gli studenti del Liceo Piga

Si è concluso da poche ore l’incontro degli studenti con Giovanni Impastato, fratello di Peppino, giornalista ucciso dalla mafia nel 1978.

Organizzato dal Comitato Genitori del Liceo E. Piga di Villacidro, in collaborazione con la Biblioteca Gramsciana Onlus, il doppio incontro (due turni successivi in Aula Magna, con le classe quarte e quinte) ha offerto l'opportunità agli studenti di aprire una finestra di riflessione e conoscenza di un episodio rappresentativo della nostra storia recente.

Un momento di approfondimento che ha consentito agli studenti di accostarsi ai temi della lotta alla mafia e della legalità, di riconsiderare il valore della memoria e di prendere coscienza dell'importanza che le istituzioni si mantengano in buona salute, sane e incorrotte, per esercitare con giustizia ed equità le loro prerogative.

Giovanni Impastato ha esordito con la descrizione dell’ambiente in cui il fratello, e lui subito dopo, si erano formati: «gli anni Sessanta hanno rappresentato il passaggio tra una mafia agricola e una mafia urbana, sempre più attratta dalle opportunità offerte dagli appalti della stagione del boom economico e dai nuovi traffici di una società in forte cambiamento ed esposta alle infiltrazioni nella sfera politica e amministrativa».

Con il suo racconto appassionato, Giovanni Impastato, sollecitato dalle domande di Giuseppe Manias della Biblioteca Gramsciana e poi da quelle dirette degli studenti, ha raccontato il disagio di avere vissuto la mafia all’interno delle mura domestiche e il conflitto determinato dal suo rifiuto e dalla successiva battaglia nel nome della legalità e della verità. «Mio zio Cesare Manzella -ha raccontato Giovanni Impastato - sposato con una sorella di mio padre, capo della cupola negli anni Sessanta, venne ucciso nell’aprile del 1963 con la prima autobomba nella storia dei delitti di mafia».

Nonostante Peppino e Giovanni Impastato la criminalità organizzata la conobbero fino dai primi anni di vita nella loro famiglia, non si sono mai sentiti parte di quella società malata, anzi hanno maturato il desiderio di contrapporsi a quel contesto, sulla base dei principi di uguaglianza e di giustizia sociale.


Poi il racconto sul fratello ucciso: «Il 9 maggio 1978, lo stesso giorno del ritrovamento a Roma del cadavere dell’Onorevole Aldo Moro, a Cinisi (Palermo) fu ucciso Giuseppe Impastato, trent'anni, da tutti conosciuto come Peppino. Vennero da subito messe in atto azioni di depistaggio e occultamenti di prove. Si dipinse uno scenario terroristico, per fare credere che Peppino fosse stato dilaniato dall’esplosione di un ordigno destinato a un attentato. Per allontanare la verità si inscenò anche l'ipotesi di un suicidio. Più volte le indagini sulla sua morte furono archiviate e ci sono voluti molti anni perché Peppino venisse riconosciuto come vittima di mafia, e ottenere giustizia». È solo nel 2002, infatti, che si arrivò a condannare all’ergastolo, come mandante dell’omicidio, il boss Tano Badalamenti.

In realtà la mafia a Peppino non aveva perdonato la sua passione per la giustizia, il suo impegno giornalistico al servizio della verità e la la sua militanza politica. Nel suo paese Peppino Impastato fondò una piccola radio libera, Radio Aut, dalla quale con un arguto ricorso all'ironia, ridicolizzava i potenti mafiosi, denunciandone gli illeciti: le infiltrazioni per la costruzione dell’aeroporto di Palermo, le speculazioni edilizie, il traffico di droga con la complicità dei corrispondenti americani.

Emozionanti alcuni passaggi dell’esposizione, come l’aneddoto sulla madre Felicia, quando in tribunale con fermezza puntò il dito contro Tano Badalamenti, all’epoca in video conferenza dall’America, additandolo come l’uccisore del figlio Peppino e contribuendo a riaprire le indagini.

Sull’episodio, Giovanni Impastato ha tenuto a sottolineare come la donna chiedesse con forza giustizia e non vendetta per il giovane figlio ammazzato: «odio, vendetta e rancore non ci portano da nessuna parte: questo è il messaggio che voglio inviare agli studenti in questo momento storico difficilissimo, come quello che stiamo attraversando», ha concluso l'ospite, riscuotendo dagli studenti un caloroso applauso di condivisione.

 

Redazione I.S.P. © Riproduzione riservata

Immagine in evidenza:  Giovanni Impastato (a sinistra) con Giuseppe Manias, durante l'incontro con gli studenti.

Immagine seguente: l'omaggio musicale degli studenti, con il brano "I cento passi", dei Modena City Ramblers, ispirato alla storia di Peppino Impastato

Omaggio musicale


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