Alessandro Lisci

 Pabillonis - Le sue fotocamere "fai da te" creano immagini fantastiche

Il grande fotografo statunitense Andreas Feininger diceva: «Chi non riesce a fare una foto interessante con un apparecchio da poco prezzo, ben difficilmente otterrà qualcosa di meglio con la fotocamera dei suoi sogni».

E’ la fantasia, la creatività, il sapere scrivere e raccontare con la luce, che determina la bravura del fotografo. Sapere sfruttare la genialità del linguaggio fotografico, anche senza avere mezzi ultratecnologici, racchiude in sé la romantica bellezza delle opere prodotte.

Alessandro Lisci, di Pabillonis, fotografo per passione, esprime il suo talento in un modo davvero particolare, creando da sè scatole magiche, delle vere e funzionali macchine fotografiche prodotte materiali di riciclo.


«Le macchine fotografiche chiamate stenopeiche - ha spiegato Lisci  - sono costituite da vecchi barattoli o scatole riciclate, dipinte di nero all’interno. Su una parete viene praticato un piccolo foro che funge da obiettivo, mentre dalla parte opposta viene collocato un foglio di carta fotografica (fotosensibile). Si ottiene così un’immagine direttamente su carta in conseguenza di una lunga esposizione e non occorre quindi la fase di sviluppo e fissaggio in camera oscura. La stessa immagine è però effimera, non duratura, destinata a svanire col tempo, poiché si trova su di un foglio ancora fotosensibile, che continuerà ad annerirsi se esposta alla luce».

Alessandro Lisci, laureato in Lettere moderne, studioso delle arti visive e di storia dell’arte, già da ragazzo era un appassionato della fotografia analogica. Il suo giocare con le immagini lo ha spinto, nel tempo, a intraprendere un processo creativo intriso di romanticismo e poesia. La tecnica usata dal fotografo pabillonese è chiamata solarigrafia: una lunghissima esposizione la cui particolarità è mostrare la tracce del sole al suo passaggio nel cielo.

«Basta una vecchia scatola in latta per biscotti, o un contenitore di cartone o legno per rendere possibile il tutto», ha aggiunto il fotografo. Il risultato finale ha così un’anima che fugge dalla nostra epoca e si nasconde nelle fessure dell’universo, pronto a mostrarsi in tutta la sua originalità. Il procedimento sfrutta, come le normali fotocamere, il principio della camera oscura, ma usa un obiettivo stenopeico (dal greco stenos opaios, dotato di un piccolo foro) a stretta apertura. Nascono così immagini che sembrano irreali, visioni che danzano tra spazio e tempo e si posano tra i paesaggi, in un panorama paesano, nella natura. Fasci di luce che si stagliano nel cielo, linee che piovono tra le ombre magiche di un tramonto o di una fronda d'albero.

Accanto alla collezione di fotocamere stenopeiche, Lisci ha raccolto anche svariate decine di macchine fotografiche usate, di ogni marca e modello. «La più vecchia - ha precisato l'appassionato di fotografia - è americana e risale alla fine del’800. È capitato qualche volta di trovare all’interno anche il rullino, e il mistero e la curiosità di aprire una finestra sul passato è davvero affascinante».

Le foto si possono visualizzare sulla piattaforma Flic.kr col nome di Roderick Usher: «E’ il mio alter ego letterario e mi piace sottolineare che, non avendo né talento e né perizia tecnica è l’unica cosa da artista che potevo permettermi» ha concluso, sorridendo, Alessandro Lisci.

Stefano Cruccas (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata

Immagine in evidenza: Alessandro Lisci in un suo omaggio a uno scatto di Feininger 

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