Giorgio Lisci

 Gonnosfanadiga - L'incarico al parroco è stato rinnovato per cinque anni su indicazione della Cei

In occasione della recente nomina a membro della Consulta dell’Ufficio nazionale per la Pastorale della Salute da parte del monsignore Giuseppe Baturi, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana (Cei), conferita per un nuovo quinquennio a don Giorgio Lisci, parroco di Gonnosfanadiga, già direttore regionale della Pastorale della Salute dal 2017, abbiamo scambiato con lui alcune impressioni sulla funzione di questo istituto e sullo stato attuale della sanità».


Qual è la funzione della Pastorale della Salute?

«Il fatto che nella Chiesa esista un riferimento che segue l'ambiente sanitario e la cura pubblica delle persone dimostra una particolare attenzione verso il mondo della sofferenza: è particolare competenza dell'ufficio regionale e diocesano, accompagnare e non lasciare sole le famiglie che vivono il dramma della sofferenza. La presenza di questo ufficio all'interno della chiesa va a sottolineare la vicinanza della comunità cristiana alle persone in difficoltà».

Su quali livelli agisce la Pastorale della Salute?

«Per noi sono prioritarie la salvaguardia della vita e il diritto universale dell'accesso alla cura. A livello dalla sanità istituzionale non possiamo fare nulla, quello che noi possiamo fare è cercare di essere vicini a chi soffre. Ciò in cui ci impegniamo è cercare di sensibilizzare il mondo sanitario verso un diritto sancito dalla costituzione, quello alla salute, che troppo spesso viene messo da parte in nome di un profitto economico. La pastorale della salute è slegata dalle strutture ospedaliera, perché l'attenzione della salute parte dalle comunità parrocchiali, dall'ascolto delle persone in difficoltà».

Come si concretizza questa vicinanza?

«Ogni diocesi ha il compito di organizzare questo servizio attraverso gli uffici diocesani, i quali devono monitorare il terreno con la capacità di cogliere i bisogni e facilitare, agevolare, senza sostituirsi al servizio sanitario nazionale, la possibilità di indirizzare a esso i portatori di questi bisogni. È contemporaneamente un servizio di ascolto e di intervento».


Ci indica qualche esempio di intervento promosso dalla Pastorale della Salute?

«Uno degli interventi è facilitare le domande per ottenere gli ausili previsti dalla legge: per esempio durante la pandemia abbiamo facilitato i rinnovi delle esenzioni per le prestazioni gratuite, cerchiamo di facilitare le visite specialistiche per chi è economicamente in povertà, perché la crisi economica ha come prima conseguenza il fatto che le persone non si curano: cerchiamo di dare sostegno alle persone, senza lasciare indietro nessuno. Per esempio abbiamo in programma di creare visite cardiologiche gratuite, già abbiamo promosso campagne di screening diabetologici gratuiti; durante la pandemia abbiamo favorito i test per capire chi ne era affetto; abbiamo dei presidi che prestiamo a chi ne ha necessità, coprendo l'attesa per le famiglie che ne hanno fatto richiesta alla Asl, poi una volta ottenuti quei servizi ritiriamo nuovamente i presidi per metterli a disposizione di altri. Facciamo anche formazione per preparare chi ha a che fare con i malati ed evitare che assuma comportamenti non adeguati alla delicatezza dei casi, insegnando loro ad avere del tatto nell'avvicinarsi al malato e alla famiglia».

Come si è arrivati a questa crisi della sanità pubblica in Sardegna ma anche nel resto dell'Italia?

«Il dramma della sanità ha radice lontane, che risalgono a quando l'istituto della Unità Sanitaria Locale si è trasformata in Azienda Sanitaria Locale. Il termine Unità indicava proprio il valore della comunità e della vicinanza, mentre Azienda è invece da intendere come sinonimo di profitto, ma la salute delle persone non può essere assolutamente considerata una fonte di profitto, altrimenti, come ha avvertito il Papa, si arriva a commercializzare e mercificare la vita delle persone».

Marco Cazzaniga (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata

Immagine in evidenza: don Giorgio Lisci, parroco di Gonnosfanadiga

 

 

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