Convegno Beni archeologici Sanluri

 Sanluri - Un convegno per dare voce al patrimonio archeologico del territorio

L'eredità archeologica di Sanluri è fatta di scoperte rinvenute e tesori sepolti: se ne è parlato nel convegno Beni archeologici a Sanluri, un patrimonio da riscoprire nella serata di venerdì 16 febbraio, al castello di Sanluri.

Tra il 1979, il 1989 e gli anni 2000, sono stati effettuati degli scavi nelle campagne sanluresi, nello specifico nelle località Padru Jossu e Bidd’e cresia: operazioni che hanno portato alla luce una tomba prenuragica risalente al periodo tra il 2600 e il 2000 a.C. e una necropoli punica, insieme a un importante numero di reperti.

In occasione del convegno è stato promosso un progetto di valorizzazione di questo importante patrimonio, che dopo tanti anni di giacenza nei magazzini comunali, a seguito di operazioni di riordino e inventario, potrà essere fruibile all’interno di un museo.

Il convegno è stato introdotto dal direttore del Polo museale sanlurese, Luca Puddu, che ha dichiarato: «Rispetto al 2022, abbiamo registrato un incremento di visitatore del 20 per cento. Questo ci ha spinto ancora di più a intraprendere il nuovo progetto di valorizzazione dei beni, attraverso il coordinamento della soprintendenza, l'efficacia amministrativa e la competenza degli archeologi».


Tra i relatori, Giovanni Ugas, già docente all’università di Cagliari, si è espresso in merito all’archeologia prenuragica e nuragica a Sanluri, i cui studi hanno accertato la presenza dell’uomo dal III millennio a.C.. I reperti rinvenuti durante gli scavi hanno a che fare con manufatti in pietra e ceramica, scheletri quasi completi che tanto dicono sulla dieta tipica degli stessi individui, resti di ovicaprini, indicativi rispetto all’attività pastorale, aghi in avorio e osso o, ancora, collane di conchiglie. «Dobbiamo essere grati - ha sottolineato Ugas - agli avi sanluresi per la storia che ci hanno lasciato. Una storia che vale la pena di essere raccontata».

Raimondo Zucca, docente all’università di Sassari, ha offerto il suo approccio antropologico verso i popoli sardi durante il dominio cartaginese e romano, riconoscendo che, non sempre, le dominazioni politiche hanno determinato apporti etnici rilevanti sui sardi. È poi intervenuto Christian Sanna, specializzando in Filologia classica, che ha descritto la Sardegna come un luogo di collaborazione tra popoli, spostando poi l’attenzione sulla battaglia combattuta dai sardi, nel tentativo di liberarsi dal dominio romano; il tutto inserito nel più ampio contesto del Mediterraneo.


Il convegno si è concluso con l’intervento dell’archeologa Maria Cristina Paderi che ha raccontato l’esperienza delle ricerche nel comune di Sanluri a partire dal 1979. «La quantità di siti nuragici nelle zone collinari si è mostrata subito interessante - ha precisato Paderi - ed è nato un primo nucleo di cocci, nonostante il problema degli scavatori clandestini che hanno, inevitabilmente, creato dei danni».

Al tempo non erano disponibili musei nelle vicinanze (il museo più vicino era quello di Cagliari), perciò i reperti sono stati custoditi nel comune di Sanluri. Tra il 1982 e il 1989 sono nati i primi musei civici della zona e quello di Sardara ha accolto i primi vasi rinvenuti nelle zone sanluresi. «Il Comune - ha concluso Paderi - ha continuato a valorizzare i propri beni culturali. Ho raccontato questa storia nel 2019 nell’università della terza età e ho lasciato una porta aperta. Oggi, grazie alla sensibilità arrivata da più parti, diamo voce a quel patrimonio».

Valentina Frau (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata

Immagine in evidenza: un momento del convegno "Beni archeologici a Sanluri". Da sinistra: Maria Cristina Paderi, Raimondo Zucca, Christian Sanna e Luca Puddu.

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