Su trigu cottu

 Pabillonis - Un antico rito di buon auspicio per il nuovo anno

«Candeberi, candeberi, trigu cottu n’deis? Chi non deis cottu, mai in sa vida di cotziais, e s’annu chi benidi tzurpus siais!» (Candeliere, candeliere, avete cotto il grano? Se non ne avete cotto, l’anno che verrà sarete ciechi!).

Con questo ritornello, non troppo beneaugurante, i bambini del passato, l’ultimo giorno dell’anno passavano di casa in casa chiedendo il grano cotto con in mano una ciotola di terracotta. Il rituale di Su trigu cottu, affonda le sue origini nel mondo delle campagne, dove era tradizione bollire il grano per poi donarlo ai familiari, amici e conoscenti, ma anche agli animali, soprattutto a pecore, mucche e galline, per proteggerli da malattie alla bocca e per donare loro prosperità.


Si narra che già nel periodo romano, il primo giorno dell’anno, chiamato Kalendae, si usava mettere a disposizione del cibo da condividere con altre persone, indipendentemente dal ceto sociale di appartenenza.

Il procedimento per cuocere il grano è un rituale arcaico, e le donne del passato ne seguivano scrupolosamente i vari passaggi: dopo averlo cernito minuziosamente per eliminare sassolini e impurità, compito che spettava alle bambine perché riuscivano con le loro piccole mani a eliminare tutti i corpi estranei, si metteva in ammollo in acqua fredda all’interno di una scivedda per alcune ore. Poi si metteva a bollire in un pentolone in terracotta per diverse ore (a volte anche per 6 ore di seguito) fino a quando il grano diventava gonfio e si spaccava. Solo allora si poteva spegnere la fiamma e coprire il tutto con la paglia per tenerlo al caldo fino alla mattina successiva. Prima di versarlo poi si condiva con la saba, (mosto di vino cotto), oppure con latte di pecora appena munto.

Questo rito propiziatorio legato alla cultura contadina è un vero e proprio cerimoniale, in antichità solo le donne potevano maneggiare il grano da cuocere, agli uomini non era permesso nemmeno alzare il coperchio del pentolone e in nessun modo si poteva assaggiare anche un solo chicco prima della avvenuta cottura.

Anche quest’anno la tradizione de Su trigu cottu si è rinnovata, grazie ai volontari della Protezione Civile e ai soci dell’associazione culturale Promos, che già dalla prima mattinata, in via Roma sotto il municipio e alla ex scuola media in via Sardegna, hanno distribuito alla popolazione il grano, con l’auspicio di iniziare l’anno nuovo in salute e serenità.

Perché l’augurio più sincero che resiste ancora nel mondo agricolo è saludi e trigu, ovvero salute e grano.

Stefano Cruccas (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata

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