Sonia Fanari

 Pabillonis - Passione per la sua terra, la natura e il macramè

La vita è un intreccio di eventi, opportunità, scelte. Si può inseguire un sogno, amare visceralmente un luogo e il suo passato. Sonia Fanari è riuscita a coronare il suo desiderio più grande, studiare il passato della Sardegna.

«Dalla prima lezione di Paletnologia (archeologia preistorica, ndr) avevo capito quale sarebbe stato il mio percorso di studi, la coinvolgente passione che sprigionava il professore Carlo Lugliè, maggiore esperto di ossidiana e scheggiatura litica nel Mediterraneo, mi spinse a seguire questo specifico percorso. In seguito mi accettò tra i suoi allievi e partecipai agli scavi di Pau nel sito di Giuanni Corrias, a Sirri, nel sito di Su Carroppu e nel Laboratorio di Antichità Sarde e Paletnologia» ha spiegato Sonia Fanari.

Proseguì poi la sua esperienza con l’Erasmus in Spagna a Malaga, dove seguì altri corsi di archeologia, in particolare quello che riguardava il rapporto tra l’uomo e l’ambiente durante la preistoria. Concordò così con il professore Lugliè la tesi “Le grandi isole del Mediterraneo a confronto”.

«Conclusa la triennale decisi di seguire un corso magistrale in Quaternario, Preistoria e Archeologia all’Università di Ferrara. Già dal primo anno mi appassionai a un illuminante corso di Archeozoologia e Tafonomia delle materie dure animali, tenuto dalla professoressa Thun; decisi subito che quello sarebbe stata la materia per la mia tesi di laurea magistrale. Mi si presentò l’occasione di applicare degli studi innovativi a un sito archeologico sardo, il mio tutor così mi propose di analizzare i resti faunistici provenienti proprio da Su Carroppu; a oggi risulta essere il sito che ha dato le datazioni dirette su ossa umane più antiche della presenza antropica in Sardegna. Purtroppo il mio mentore, la mia guida, il mio padre universitario Carlo Lugliè, a cui devo tantissimo, è venuto a mancare il 2 luglio scorso, una settimana prima della discussione della tesi», ha aggiunto emozionata la giovane.


Ma gli intrecci della vita possono dare voce ad altre recondite passioni, così tra un esame e l’altro e le uscite nel tempo libero all’orto del padre, le mani di Sonia Fanari creano e annodano fili, realizzando delle creative opere tessili.

«Mi sono avvicinata all’arte del Macramè per caso, dopo avere visto dei video su Youtube , e sono rimasta affascinata da questa antica arte di intreccio, nata in Oriente nel XIII secolo. Sono sempre stata affascinata dai lavori artigianali a maglia o all’uncinetto di mia madre, e da bambina mi cimentavo anch’io» ha confessato la giovane archeologa.

Ma i sogni sono sempre là, a portata di mano per chi ha il coraggio di inseguirli, e una nuova avventura già si staglia all’orizzonte. «Con le mie colleghe, Isabella Tuveri di Villanovaforru e Sara Porru di Portoscuso abbiamo partecipato a un bando del Gal Marmilla per start-up, vincendolo. A brevissimo quindi daremo vita a una cooperativa (Cooperativa Istoria) per la gestione, valorizzazione e promozione di siti archeologici, con alla base progetti culturali, turistici e sociali», ha concluso Sonia Fanari.


Stefano Cruccas (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata

Immagine in evidenza (e seguente): Sonia Fanari durante alcune ricerche archeologiche e alle prese con il macramè

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