Montevecchio

 Guspini - Pezzo dopo pezzo scompaiono i simboli della storia mineraria

Il villaggio minerario di Montevecchio, memoria storica e reperto di archeologia industriale di un’epoca che il Medio Campidano ha vissuto fino agli anni ’90, versa ormai in condizioni che peggiorano ogni anno.

Il muro di viale Gramsci dal gennaio 2021 è ancora nella stessa situazione dopo un anno dal crollo: puntellato e messo in sicurezza dal comune di Guspini.
Di pochi giorni fa, il crollo del tetto dell’officina della stazione ferroviaria di Sciria, che un tempo la collegava a Montevecchio. La ferrovia fu realizzata nell’ottocento per abbattere i costi del trasporto dei minerali che in precedenza veniva effettuato con il carro a buoi fino al porto di Cagliari. Fu dismessa perchè ormai antieconomica nel 1958.

Tante le voci dispiaciute apparse sui social, a commentare la tristezza della situazione. «Anche il Palazzo della Direzione – ha raccontato amaramente una delle voci più apprezzate della storia mineraria, la scrittrice Iride Peis – versa in condizioni pietose. Vado a Montevecchio quasi ogni giorno e questa situazione mi rende molto triste».

L’anno scorso ricorrevano i 150 anni dalla tragedia del cantiere Azuni, dove persero la vita 11 tra donne e bambine per il crollo del tetto a causa di un deposito d’acqua che lo sovrastava: «Domenica – ha spiegato Iride Peis – sono stata al cantiere Azuni perché erano presenti due pellegrini del Cammino minerario di Santa Barbara. Purtroppo, a parte un cartello posizionato un paio di anni fa, non c’è traccia alcuna di informazioni su quei luoghi e su cosa vi successe. Credo anche sia utile parlarne, mi auguro che gli enti che devono occuparsene prima o poi diano qualche segnale. Ogni volta me ne vado con il magone».


«Purtroppo – ha specificato il vicesindaco di Guspini Marcello Serru – non è raro che vengano attribuite responsabilità al comune per le sue mancate azioni, su beni che però spesso non sono nella nostra disponibilità. Anzi, abbiamo chiesto noi agli enti proprietari di mettere in sicurezza i fabbricati».

Igea spa, società controllata dalla Regione Sardegna, è stata individuata come soggetto giuridico operante nell’attività di messa in sicurezza, ripristino ambientale e bonifica di aree minerarie con la Legge regionale n. 33 del 4 dicembre 1998.

«Sarebbe bello – ha concluso Serru - restaurare qualunque immobile. Il problema sono i fondi che un comune difficilmente può permettersi in via ordinaria, così come successivamente le manutenzioni. Inoltre c’è il problema della destinazione dei fabbricati: si rischia di investire denaro per immobili che poi non possono essere utilizzati. Se la regione o lo stato finanziassero gli interventi, sarebbe positivo effettuarli, ma è necessario anche che questi immobili vengano assegnati a qualcuno o adibiti a qualcosa. Ci sono molti problemi da risolvere, anche con Igea, con cui non sempre si riesce ad accordarsi per la destinazione d’uso degli immobili e non solo. Purtroppo i problemi di gestione vanno a finire in un unico calderone di critiche, dove tutti sono colpevolizzati, anche gli enti locali, sebbene abbiano dimostrato di essere abbastanza efficienti nel gestire i finanziamenti ricevuti. L’ultimo esempio sono le bonifiche, o per meglio dire la messa in sicurezza, di Montevecchio Levante, scaricate dalla regione sul comune: stiamo portando avanti le procedure, i risultati si intravedono soltanto perché questo intervento è estremamente complesso, ma stiamo facendo il massimo consentito per lavori di una simile portata».

Valentina Vinci (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata

Nell'immagine in evidenza: Pozzo Sanna, Montevecchio

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