Sala operatoria

 Sardara - Gli specialisti: «Fiducia nel progresso scientifico, ma serve maggiore solidarietà»

Nessun trapianto è possibile senza il contributo di tutti: ogni vita può trovarsi, a un tratto, appesa a un filo, aggrappata all’unica speranza di trovare un donatore.
Il Cineteatro di Sardara, ieri sera, ha ospitato un incontro sulla donazione e il trapianto di organi, organizzato dall’associazione Prometeo e dall’Università delle tre età, in collaborazione con il Centro regionale trapianti (Crt) e l’ospedale Brotzu di Cagliari.

Allarmante il dato del Crt secondo cui in Sardegna le opposizioni alla donazione sono attualmente al 30,4 per cento, a fronte del 23,8 dell’anno precedente. La provincia del Sud Sardegna ha registrato il più basso numero di consensi al trattamento degli organi, principalmente tra le persone tra 78 e 95 anni d'età.

«La scelta del territorio di Sardara non è stata casuale, ma dettata dalla necessità di sensibilizzare il Medio Campidano sul tema delle donazioni così come non è stato casuale rivolgerci alla platea, non esclusiva, degli iscritti all’Università delle tre età - ha affermato il presidente di Prometeo, Giorgio Pavanetto, lui stesso destinatario di un trapianto di fegato - perché da tempo l’età media dei donatori si è innalzata, raggiungendo nel 2023 i 62 anni. È ancora diffusa l'errata convinzione che dopo una certa età non si possa più donare. Abbiamo invece il dovere verso noi stessi e verso gli altri di provare compassione (partecipazione alla sofferenza dell’altro", secondo l'etimologia, ndr), come se coloro che affrontano un calvario fossimo noi stessi».


Dopo i saluti del sindaco di Sardara, Giorgio Zucca, e del presidente dell’Università delle tre età, Angelo Mascia, hanno preso la parola: Stefano Dedola, consulente scientifico di Prometeo (già responsabile day hospital del Centro trapianti di fegato e pancreas di Cagliari), Fabrizia Salvago, psicologa del Brotzu, specializzata in comunicazione sulla donazione, Claudia Cogoni e Paola Lai, del Crt.

Dai loro interventi è emerso quanto sia importante informare sulla donazione: in Italia, ogni anno, si contano circa 9mila pazienti in attesa di trapianto, di cui solo un terzo trova un donatore.
La legge italiana consente la donazione di organi e tessuti solo in seguito a diagnosi di morte cerebrale, accertata secondo precisi criteri neurologici e cardiaci, e considera tutti i cittadini potenziali donatori. È possibile esprimere il consenso alla donazione negli uffici anagrafe del proprio Comune di residenza (anche all'atto del rinnovo dei documenti di identità) oppure rivolgendosi alla Asl territoriale o iscrivendosi all’Aido (Associazione italiana per la donazione di organi) o attraverso esplicita dichiarazione scritta, nonché munendosi del tesserino blu emesso dal Ministero della salute.

Pure non essendo obbligatoria per il cittadino, la dichiarazione di volontà costituisce un presupposto fondamentale per salvare la vita di molti pazienti. In sua assenza, la scelta sulla donazione degli organi spetta ai familiari del defunto e per i minorenni la decisione è sempre rimessa ai genitori (entrambi).

Dagli anni Ottanta la scienza ha compiuto progressi sostenuti e ormai si possono eseguire in sicurezza anche trapianti combinati di più organi: tuttavia senza donazioni i trapianti non si possono effettuare.

Toccanti le testimonianze dirette di Stefano Caredda, Eugenio Saderi e Giovanni Fadda, ex pazienti che grazie al trapianto hanno ricevuto il dono di una seconda vita.

Il tema della donazione è a tutti gli effetti un dibattito sulla vita. Ogni organo donato genera nuova vita, rendendo la morte meno vana: è importante che ognuno ci pensi quando è ancora in vita, meditando su una scelta individuale di reciproca e consapevole solidarietà umana.

Alessia Caddeo (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata

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Di seguito: l'intervento di Fabrizia Salvago, psicologa del Brotzu, durante il convegno

Convegno-Donazioni

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