Autonomia Differenziata Serrenti

 Serrenti, Sardegna - Le criticità del disegno di legge Calderoli emerse al convegno di Flc Cgil

Forse non si parla a sufficienza delle conseguenze dell’autonomia differenziata in una regione come la Sardegna.
A Serrenti, un convegno organizzato da Flc (Federazione Lavoratori della Conoscenza) Cgil e dalla Camera del Lavoro della Sardegna Sud Occidentale ha affrontato il tema, con specifico riferimento alle implicazioni che l’applicazione dell’autonomia differenziata potrebbe avere in ambito scolastico.

Alla manifestazione, tenuta giovedì 13 aprile al teatro comunale di Serrenti, hanno partecipato personalità di spicco della politica sarda ed esperti del settore per fare chiarezza sui punti critici della proposta di legge.

La proposta di legge Calderoli prevede di concedere alle singole regioni un certo livello di autonomia su ventitré tematiche. Di queste alcune vertono su temi critici e strategici come scuola, sanità ed energia.

Per i favorevoli ciò porterebbe a una maggiore responsabilizzazione delle regioni, mentre i contrari temono un peggioramento del divario tra nord e sud.

«La combinazione di autonomia differenziata e presidenzialismo – ha commentato Silvia Messori, segretaria generale di Flc Cgil Sardegna Sud Occidentale - rischia di manomettere e in sostanza, decostruire, la nostra Costituzione. Il progetto di autonomia differenziata è un passo oltre nella distruzione di una democrazia emancipante e sociale».

Secondo la consigliera regionale di Demos, Laura Caddeo, componente della commissione Istruzione: «in una regione come la nostra, dove abbiamo investimenti inferiori ad altre regioni e dove stiamo predicando da decenni investimenti, per esempio, che creino cultura nel territorio, è facilmente immaginabile, se non ci sarà un vero fondo di perequazione, cosa potrà accadere con l’articolo 119 del disegno di legge che tende a distribuire le risorse sulla spesa storica».

La preoccupazione maggiore è proprio quella di dare origine a regioni che possano diventare "clienti" di altre e che la differenza naturale nei finanziamenti porti nel tempo a un aumento delle disuguaglianze all’interno del paese. Resta il fatto che le regioni non sono obbligate a chiedere l’autonomia.

«A mio avviso - ha continuato l’esponente di Demos - c'è stata una sottovalutazione da parte della Regione Sardegna nel non mettere in sicurezza il proprio statuto. Questo comporta, essendo lo statuto speciale un atto di rango costituzionale, un iter molto più lungo, posto ammesso e non concesso che davvero “convenga” accedere ad alcune materie».


Un punto ancora di chiarire resta la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, che dovrebbero essere decisi da una apposita commissione, entro un anno: un punto critico che per alcuni esponenti politici è il nodo prioritario.

Qualcosa di simile esiste già oggi nell’ambito della sanità e la questione dei livelli minimi è da capire se sarà definita in termini relativi per le singole regioni o uguali per tutta l’Italia.

Un’ulteriore critica emersa dall'incontro, riguarda la modalità di predisposizione della nuova norma: «questo disegno di legge – ha concluso Caddeo - va avanti senza un vero confronto in Parlamento o nei consigli regionali. Avviene tutto nell'ambito del confronto tra lo Stato e governi regionali o loro delegati. Quindi questa legge sta diventando tale senza che ci sia stato un vero confronto parlamentare o nei governi regionali e senza che l'opinione pubblica sia correttamente informata e aggiornata sui vari passaggi».

In definitiva appaiono molti i punti migliorabili di questa riforma, al punto che al momento sembrerebbe introdurre più problemi che benefici: «In territori come il nostro – ha concluso Messori – si alimenterà il divario già esistente. Acuire le differenze già esistenti con una legge che dividerà, di fatto, l’Italia in venti Regioni ancor più diseguali, è necessario? Qualcuno ha calcolato gli effetti sociali devastanti? Noi crediamo di no e, per questo, ci impegniamo con una raccolta firme per una legge costituzionale di iniziativa popolare che contrasti la regionalizzazione del sistema pubblico di istruzione».

Emanuele Corongiu (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata


Immagine in evidenza: un momento del convegno tenuto al teatro comunale di Serrenti



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