Furto di sughero - 1

 Gonnosfanadiga - Non solo danni economici: sono decine le piante danneggiate

Ancora furti di sughero a Gonnosfanadiga, ancora perdita di reddito e danni ingenti subiti dai proprietari. Questa volta è successo a Terr'e Seddari, lungo la strada per Sibiri.

«Hanno agito in montagna, dentro un bosco che si stava riprendendo dalla siccità. Hanno arrecato danni anche alle vie di accesso, essendo entrati con mezzi pesanti senza alcun riguardo del fondo, inzuppato d'acqua a causa delle piogge», ha raccontato amareggiato il proprietario dell'area, Pinuccio Soddu, idrobiologo molto conosciuto in paese, a cui già lo scorso anno era già stato rubato tutto il sughero di alcune piante in un suo podere vicino al centro abitato di Gonnosfanadiga.

«Oramai il furto di sughero è all'ordine del giorno: è un'attività redditizia per i delinquenti che lo praticano, che purtroppo rimangono impuniti. Oltre al danno economico della sottrazione delle cortecce, il guaio è che spesso si tratta di persone incompetenti che danneggiano le sughere» ha aggiunto Soddu, che ha già notificato l'accaduto alla Forestale.

Poche le speranze di ottenere giustizia, ma la denuncia gli consentirà almeno di evitare che oltre al danno possa subire anche la beffa di una sanzione, in quanto proprietario dell'area: oltre ad alcune piante che erano pronte per l'estrazione non sono stati risparmiati dai ladri di sughero esemplari molto più giovani, alcuni di soli 4-5 anni, non rispettando quindi le prescrizioni di estrazione.

Le piante più adulte e idonee alla raccolta erano in attesa di essere regolarmente decorticate, come conferma Andrea Ghiani, estrattore autorizzato e conoscitore dei segreti della quercia da sughero: «Il proprietario mi ha chiamato ieri mattina per avvisarmi di questo ulteriore furto. Eravamo d'accordo che mi sarei occupato io, proprio la prossima settimana, di estrarre quel sughero dalle piante pronte, già autorizzate».


L'anno scorso, durante un precedente episodio di furto di sughero ai danni di giovani piante, sempre appartenenti all'idrobiologo di Gonnosfanadiga, Ghiani aveva parlato degli effetti dannosi di tali appropriazioni illegali: «chi ruba il sughero, vuoi per imperizia, vuoi per fretta e semplicemente per menefreghismo, non si pone di solito il problema di salvaguardare la pianta, che quasi sempre ne esce malconcia, sfregiata e piena di ferite tali da comprometterne sia la salute sia la futura produttività».

Gli strumenti legali per contrastare questi furti ci sono, e i regolamenti parlano chiaro: a tutela della pianta, la demaschiatura (nome del processo di estrazione del sughero per la prima volta da una pianta) può avvenire quando la sughera ha una circonferenza superiore ai 60 centimetri (misurata a 1,30 metri da terra). Si tratta di uno sviluppo che in condizioni normali viene raggiunto da un albero dopo 20-25 anni circa. Le decortiche successive, inoltre, non sono consentite per turni inferiori ai 10 anni.

Evidentemente il territorio poco presidiato e forse l'atteggiamento per nulla collaborativo da parte di chi sa ma non parla, non consentono di arginare il fenomeno, lasciando circolare impuniti gli autori dei furti di sughero.

D'altra parte, se si effettuassero controlli sulla provenienza del materiale nei depositi di sughero destinati alla rivendita o alla lavorazione, tracciandone l'origine, non dovrebbe essere impossibile risalire a chi traffica illegalmente con le preziose cortecce.

Redazione Il Sardington Post © riproduzione riservata

Immagine in evidenza e seguenti: le piante di Terr'e Seddari decorticate abusivamente


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