Furto di sughero - 1

 Gonnosfanadiga - Danni economici e mancato rispetto dei tempi di maturazione: la distruzione di un patrimonio

È solo l’ultimo degli episodi, in ordine di tempo: lunedì nel suo podere a Gonnosfanadiga, l’idrobiologo Pinuccio Soddu, ha trovato le querce nude e senza corteccia, tutto il sughero che sarebbe stato raccolto tra qualche anno, era stato rubato durante la notte.

«È da tempo ormai – ha detto avvilito il professor Soddu - che squadre improvvisate di ladri rubano il sughero dovunque, senza rispetto dei tempi di maturazione delle piante. I delinquenti rimangono impuniti. Fino a quando?»

Nel caso di quest’ultimo furto, sembrerebbe che, almeno, non siano state inferte ferite irreparabili alle piante.

Spesso però non è così, come spiega Andrea Ghiani, estrattore autorizzato e profondo conoscitore della quercia da sughero: «chi ruba il sughero, per imperizia, per fretta e per menefreghismo, di solito non si pone il problema di non rovinare la pianta, che quasi sempre ne esce malconcia, sfregiata e piena di ferite tali da comprometterne sia la salute sia la futura produttività».

Nel caso del furto compiuto al podere del professor Pinuccio Soddu, le piante sono state danneggiate però per il mancato rispetto dei tempi di maturazione: per legge (e a tutela delle piante) la prima decortica può avvenire quando la sughera ha una circonferenza superiore ai 60 centimetri (misurata a 1,30 metri da terra), vale a dire uno sviluppo che in condizioni normali viene raggiunto da un albero dopo 20-25 anni circa. Le estrazioni successive possono essere effettuate dopo dieci anni.

«Oltre il furto – ha spiegato Andrea Ghiani - c’è il danno ambientale: mai che il sughero rubato abbia compiuto i canonici minimi 10 anni, previsti dalla legge e dal buon senso per non sfruttare e maltrattare troppo la pianta. Ovviamente i ladri ci arrivano prima perché altrimenti, ai 10 anni, il sughero lo toglie chi segue i precetti legali».


A Gonnosfanadiga sono in molti a sostenere che i furti di sughero siano ormai all'ordine del giorno: una pratica che denota una diffusa microcriminalità nelle campagne, e fa capire quanto il territorio sia in abbandono e poco presidiato.

Poi c’è l’impunità: «Rubare sughero non è una cosa che fai in silenzio e in 5 minuti, e nonostante ciò non si individuano i ladri: agiscono indisturbati e con arrogante tranquillità» ha ammesso sconsolatamente Ghiani.

Eppure seguendo il percorso della filiera, non dovrebbe essere impossibile risalire agli autori dei furti, cominciando dal controllare la provenienza del materiale nei depositi di sughero destinati alla rivendita o alla trasformazione.

«Non ultimo, ovviamente – ha concluso Andrea Ghiani - c'è il danno economico: per il proprietario delle piante, che non incassa un euro, e spesso ha investito tantissimo nella messa in produzione di querce nell'attesa di coglierne i frutti dopo decine di anni. Negli ultimi 4-5 anni, complice la crisi, in tantissimi si sono improvvisati ladri di sughero, o comunque estrattori senza alcuna professionalità. Il risultato è un patrimonio rovinato e ormai sono pochissime le foreste che arrivano a compiere i dieci anni: così chi segue le regole non trova più materiale per portare avanti il suo lavoro».

Marco Cazzaniga © riproduzione riservata

Immagine in evidenza e seguenti: alcune querce di proprietà di Pinuccio Soddu, alle quali è stata sottratta la preziosa corteccia


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