Parrucchiere

 Sud Sardegna  Confartigianato chiede maggiori controlli

Confartigianato Sud Sardegna suona il campanello d'allarme, perché la pandemia ha fatto crescere il fenomeno del sommerso tra parrucchieri ed estetisti.

L’analisi di Confartigianato
A partire dal periodo del lockdown primaverile, tra parrucchieri, estetisti, barbieri e onicotecnici sono ripresi a proliferare gli irregolari, che offrono servizi itineranti e a domicilio per il taglio dei capelli, manicure e trattamenti estetici. Ora che le ultime misure di contenimento della pandemia hanno consentito agli operatori di questo settore di continuare a lavorare, serve contrastare il sommerso, che rinvigorito dagli eventi, torna a fare concorrenza sleale.

Sicurezza

«In questi mesi» – afferma il presidente del settore benessere, Tonio Pani - «la grande maggioranza delle imprese del settore si è sacrificata fino in fondo, promuovendo e accettando un protocollo rigidissimo, per garantire la sua parte di sicurezza contro la pandemia e fornire al meglio un servizio di qualità».
Questo sforzo profuso dagli operatori, all’insegna della maggiore sicurezza, rischia però di essere vanificato da chi esercita abusivamente.
Continua Pani: «è proprio nella concorrenza sleale e nel lavoro sommerso che vanno individuati i pericoli della diffusione del virus, vanificando lo sforzo collettivo di contenimento del contagio; ed è per questo, oltre che per la tutela del mercato, che chiediamo un’intensificazione dei controlli».

Pressione fiscale
È risaputo che il sommerso è una delle principali cause dell’eccessiva pressione fiscale, sofferta soprattutto dalle imprese regolari.  Nel suo comunicato, Confartigianato Sud Sardegna sostiene che «la continua crescita del numero di imprese irregolari è in parte alimentata dalla pesante pressione fiscale, che tende a espellere dall’economia “emersa” le imprese marginali, sulle quali fisco e burocrazia hanno un effetto talvolta letale».


Un meccanismo perverso, che si autoalimenta e che senza interventi mirati non è possibile confinare: «Al momento in Italia si stima che il valore economico del sommerso sfiori il 20% del Pil totale e che, negli ultimi 5 anni, mentre i lavoratori “indipendenti irregolari” sono cresciuti del 2,2%, quelli regolari sono diminuiti del 5,9%» riportano i dati di Confartigianato.

«Bisogna dire che non esisterebbero i lavoratori abusivi se non ci fossero dei cittadini-consumatori interessati ai loro prodotti e servizi» – commenta PierPaolo Spada, segretario di Confartigianato Sud Sardegna, sottolineando che questi atteggiamenti in fondo sono «complici del fatto che l’economia generata da quell’operazione, sottratta alle imposizioni fiscali, aumenterà il peso di tutte le altre operazioni dell’economia emersa».

Urgente anche favorire un processo di regolarizzazione delle attività dell’economia sommersa, come afferma Pani: «È vero che alcuni preferiscono lavorare senza il rispetto delle regole, ma è altrettanto vero che in tanti vorrebbero poter lavorare regolarmente ma si fermano di fronte agli ostacoli dati da una burocrazia asfissiante che si aggiunge ad un peso fiscale che scoraggia anche le persone più motivate».


La redazione


Nella foto: un parrucchiere all'opera

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