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Difficoltà, ansie e gioie di un percorso di fecondazione assistita

Quanti abitanti ha la Terra? Quante anime si incontrano ogni giorno, quante altre si spengono e quante ne nascono?

Quante storie diverse, speciali, amare, romantiche, quante storie non dette, mai raccontate hanno popolato il mondo. Quanto vale una storia? Quanto vale la tua storia? Sicuramente tanto, perché la vita va vissuta anche per essere raccontata, e oggi raccontiamo proprio la storia di chi la vita l’ha cercata. Disperatamente.

Lei si chiama Gessica Saba ed è una mamma, la coraggiosissima mamma di una bambina che ha iniziato la sua esistenza in modo diverso. Non unico, ma sicuramente non convenzionale, una bambina fatta in provetta. Gessica e suo marito stavano cercando un figlio dal 2011, ma non arrivava, dopo varie visite hanno scoperto che non potevano averne. Non nel modo convenzionale almeno: la loro unica scelta era la Icsi (Iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo, una tecnica di fecondazione assistita).

Dopo una stimolazione farmacologica al fine di produrre più ovuli possibile, questi vengono prelevati e successivamente fecondati in laboratorio. In un secondo momento, quando il biologo e il ginecologo danno il via libera, si procede al trasferimento in utero dell’embrione. Insomma: un vero e proprio bimbo in provetta.

Gessica aveva solo il 10% di probabilità che tutto andasse bene, era in età avanzata per questo tipo di tecnica, e il corpo tollera un numero di stimolazioni limitato. Ormai era arrivata al quarto tentativo, che sarebbe stato anche l’ultimo: il suo corpo non rispondeva più. Poi è successo un “miracolo”: così lo chiama lei.

Il procedimento purtroppo è molto costoso e non è di facile accesso per tutti. «Ci siamo imbarcati in un prestito. Non dimenticherò mai che durante il soggiorno a Milano mangiavamo panini sulle panchine, quasi come dei barboni. Non avevamo molti soldi e quelli disponibili erano contati. Ora di preciso non ricordo ma in tutto abbiamo speso attorno ai 12 mila euro, considerando visite, esami, viaggio, albergo e stimolazione. Ogni puntura si aggira sui 70 euro e io ne facevo almeno 6 o 7 ogni volta. Ci sono poi altri farmaci dispensati dal servizi sanitario, ma dopo i 45 anni di età è tutto a pagamento».

Così è iniziata la vita della sua bimba in provetta. «So che mia figlia è stata concepita l’11 maggio 2018, impiantata il 15 e sicuramente si è attaccata a me il 16. Durante tutta la gravidanza ho sempre avuto il terrore di perderla e cercavo quindi di non affezionarmi. Pensavo sempre che potesse andare male: ho avuto una minaccia di aborto e una paura folle, che non mi ha permesso di godermi quel bellissimo periodo. Ma anche se non volevo, piano piano l’ho amata, era inevitabile, era la mia bambina, era più forte di me. L’ho amata da subito ma la paura era tanta, toccavo la mia pancia che cresceva, le parlavo e la pregavo di stare con me. Il giorno che ho fatto il test non riuscivo a stare seduta, camminavo da una parte all’altra poi ho pensato: “Jessy siediti, non fare sforzi, calmati”. Poi ho pianto, finalmente: era un pianto di gioia».

Tante volte penso a come sia burlona la vita: quante gravidanze indesiderate? Quanti bambini rifiutati, abbandonati? E poi ci sono queste storie, le mamme in provetta, quelle che sopportano, piangono in silenzio e vanno avanti nella loro avventura, nella loro ricerca, nella sfida contro un destino beffardo. C’è chi non si scoraggia, chi rincorre il suo sogno d’amore costi quel che costi, con coraggio, scommettendo il tutto per tutto con la speranza di abbracciare, un giorno, la loro tanto desiderata creatura.

«Molte ragazze mi contattano», dice Gessica, «e ogni volta consiglio di affidarsi al medico che mi ha seguita, consiglio di provare e di riprovare, fino a quando il fisico lo permette, di non mollare, di non disperare, di andare e, se serve, uscire dalla Sardegna. Di tentare il tutto per tutto: meglio provare e riprovare piuttosto che pentirsi un giorno di non averlo fatto».

E ora vi richiedo, quanto vale una storia? Sempre più di quanto si possa immaginare.

Federica Vacca © Riproduzione riservata

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