Casa dell'acqua Villacidro

 Villacidro -Pubblicato "Fame di un numero”, la storia autobiografica di un pericolo scampato

Un viaggio nel disturbo alimentare e la forza di uscirne. Indenne.
È questo il senso di Fame di un numero, il libro di Alice Pitzalis, annunciato inizialmente per settembre e uscito invece solo a fine 2021, ora materialmente reperibile su Amazon.

Abbiamo chiesto alla giovane autrice di parlarcene.

Quanto coraggio ci vuole per raccontare una storia così intima?

Non nego che sia stata una decisione travagliata. Da una parte ero molto restia nel compiere questo tipo di “confessione”sull’esperienza dell’anoressia, quasi un’autodenuncia: in alcuni momenti la mia naturale riservatezza mi consigliava di non farlo. Poi ho realizzato che, una volta compreso quanto stessi sbagliando e facendomi del male, raccontare la mia esperienza sarebbe servito forse ad altre persone cadute nel medesimo problema, mostrando loro che le vie d’uscita esistono.

Quale registro ha utilizzato per realizzare il suo racconto?

Non avevo in mente un genere preciso, sono partita un po’ a ruota libera, scrivendo quando ne sentivo l’esigenza. Mi sono ritrovata tra le mani una bozza di diario, e così ho deciso di mantenere quella forma, anche se la cadenza dei fatti narrati non è esattamente quotidiana.

Senza timore di svelare troppo, la protagonista si racconta prima di entrare nel disturbo alimentare, poi come ne ha preso coscienza e quindi come ne è uscita. Come iniziò la sua vicenda?

Ero adolescente e avevo anomali sbalzi di peso corporeo, che in seguito capii legati ad alcuni scompensi ormonali. In quel periodo, per cercare di tenere a bada le fluttuazioni di peso iniziai una dieta. All’epoca non c’era ancora una bilancia in casa, non ne sentivo la necessità e mi pesavo ogni tanto in farmacia.


La mela morsicata della copertina significa averne mangiata troppa?

In realtà è una mela morsicata riflessa in uno specchio, che in quarta di copertina (il retro del libro, ndr) appare come un frutto intero. Volevo rappresentare la dismorfobia, cioè quell’atteggiamento mentale tipico di chi non riesce a percepire la propria immagine corporea in modo normale e realistico.

Chi vive l’anoressia, quanto odio prova verso la bilancia?

Più che altro nei responsi della bilancia, ed è sbagliato, perché si va a cercare un giudizio. Nel mio caso, una volta arrivata in casa la bilancia non aveva significato nulla. Ma ben presto verso di lei sviluppai un rapporto di dipendenza, provavo per lei un misto tra odio e attrazione. Il peso aumenta? Sei stata cattiva. Hai perso peso? Sei soddisfatta. Ma non può funzionare così, diventa una vera e propria dipendenza e il rischio è di non uscirne vivi.

Qual’è stato il campanello d’allarme che le ha consentito di spezzare questa dipendenza?

Forse proprio quel numero sulla bilancia, 36 chili. Da una parte mi affascinava avere raggiunto quel limite, ma ne ero anche spaventata, per quello che comportava. Da lì è poi ripartita una presa di coscienza, come ho proprio sintetizzato in un passaggio del libro: «sei tu, in realtà, la persona più importante della tua vita: sei più forte di quel numero che vedi scritto sulla bilancia e che non significa nulla».

 

Marco Cazzaniga (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata

Immagine in evidenza: vortice, spirale

Foto seguente: Alice Pitzalis con il suo libro - La copertina di "Fame di un numero"

Alice Pitzalis


Fame di un numero

Fame di un numero (retro)

 

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