Assemblea no rifiuti nucleari

 Sanluri  Assemblea pubblica del comitato Su Entu Nostu con i sindaci in prima linea per difendere il territorio

Comitati e sindaci hanno aperto ieri l'ennesima battaglia a difesa dei territori: stavolta la resistenza è contro lo stoccaggio delle scorie nucleari nell'Isola.

Il comitato Su Entu Nostu, attivamente impegnato nelle battaglie contro la speculazione energetica nell'isola, ha organizzato l'assemblea pubblica tenutasi ieri al teatro di Sanluri, dopo il rifiuto del presidente Solinas di convocare il Consiglio regionale per esaminare la posizione dei cittadini riguardo alle indicazioni ministeriali.

Tra i territori individuati dal ministero dell'Ambiente per ospitare il deposito nazionale delle scorie nucleari, ben otto zone si collocano in Sardegna, comprese tra la provincia di Oristano e il Sud Sardegna, fra queste figurano ben sei comuni del Medio Campidano: Segariu, Setzu, Tuili, Turri, Ussaramanna e Villamar.

 «Inevitabilmente - ha esordito il portavoce del comitato, Marco Pau - torna il ricordo dei referendum del 1987 e del 2011, nei quali la nostra comunità aveva chiaramente manifestato la sua posizione nei confronti dell'energia nucleare. Tuttavia, nonostante ciò, ci troviamo ancora oggi a discutere e a ribadire la nostra ferma opposizione. Attualmente, ci viene richiesto di accettare oltre 80 mila metri cubi di rifiuti tossici nucleari. È di fondamentale importanza che i sindaci si trovino qui, in prima linea, per instaurare un fronte di resistenza».


Di fatti, quello di ieri è stato un evento corale, caratterizzato dall'intreccio di vari interventi provenienti da alcuni dei comuni direttamente interessati allo stoccaggio delle scorie radioattive.

Marco Sideri, sindaco di Ussaramanna, ha sottolineato come l'inserimento del suo comune nella Carta Nazionale delle Aree Idonee per il deposito delle scorie nucleari violi le disposizioni nazionali, che escludono dal novero le aree di indiscutibile valore archeologico e agricolo.

Preoccupazione condivisa da Martino Picchedda, sindaco di Turri, che ha denunciato la mancata tutela da parte del governo nazionale di un patrimonio prezioso come lo zafferano. Paola Casula, sindaca di Guasila, ha ribadito l'inopportunità dell'inclusione della Sardegna, che avrebbe dovuto essere esclusa a prescindere, data la sua caratteristica di insularità, la quale comporta molte difficoltà nel trasporto marittimo delle scorie.

Osservazioni tecniche formulate da altri esperti hanno rafforzato ulteriormente la non idoneità delle aree sarde indicate. Tra questi, Maria Pasqua Meloni, che ha sottolineato il costo già alto sostenuto dai residenti in Sardegna in termini di incidenza di tumori e malattie respiratorie. Una correlazione che si lega all'alto livello di inquinamento dei terreni contaminati dalle attività delle basi militari e dalle scorie minerarie, una situazione che sarebbe solo aggravata da un ulteriore impatto inquinante nell'Isola.

Tante le tematiche affrontate, ma con un denominatore comune: la consapevolezza della necessità di unire le voci per formare un fronte compatto, capace di interloquire con una politica seria, che si mobiliti e che mobiliti. E, soprattutto, la necessità di innescare la scintilla della partecipazione nei cittadini, perché si sentano responsabili delle sorti politiche della loro terra.

Sara Bandinu (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)© Riproduzione riservata

Immagine in evidenza: un momento dell’assemblea indetta da Su Entu Nostu, con l'intervento di Marta Serra, del Comitato Sar X Sar