Chiaroscuro

di Mauro Marino, esperto in economia

In Italia già da anni la legge di bilancio viene discussa e votata, in sostanza, solamente da un ramo del Parlamento e anche quest’anno, il documento contabile che prevede le spese pubbliche per l’anno successivo, è in grave ritardo sulla tabella di marcia che impone l’approvazione definitiva entro il 31 dicembre.

Dopo il via libera in Consiglio dei ministri e le interminabili giornate delle varie audizioni preliminari (parti sociali, associazioni, portatori di interesse), ha preso il via la presentazione degli emendamenti (fino al 29 novembre) e solo dopo una loro scrematura il testo finalmente giungerà al Senato, dove inizierà la discussione che porterà a votare la prima approvazione. Successivamente il testo passerà alla Camera dei deputati per eventuali altre modifiche, per poi, in ultimo, ritornare nuovamente al Senato per l’approvazione definitiva. L’iter deve concludersi con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica entro il 31 dicembre, perché possa essere operativo dal gennaio 2022.

Un iter estenuante, che a causa della litigiosità delle forze politiche e della loro strenua difesa degli interessi degli elettorati di riferimento, viene da alcuni anni variato: se non nella forma almeno nella sostanza. Mancano meno di quindici giorni alla fine dell’anno e il governo Draghi non può permettersi di ricorrere all’esercizio provvisorio per non perdere credibilità in Europa. Soprattutto agli occhi degli investitori internazionali, dal momento che una mancata approvazione della legge di bilancio nei tempi consueti provocherebbe un rialzo dello spread (divario di rendimento tra titoli di stato) con conseguente aumento degli interessi da pagare sul debito pubblico. Per questo, di conseguenza, si farà ricorso per l’ennesima volta all’istituto della fiducia.
Draghi ha provato ad incontrare i partiti della composita maggioranza per ridurre lo spropositato numero di emendamenti presentati (oltre 6000) ma in questo modo l’arrivo in Senato del testo, ha accumulato ulteriore ritardo: è previsto non prima del 20 dicembre.

In Italia vige il bicameralismo perfetto e le leggi devono essere approvate da entrambe le camere del Parlamento: una configurazione pensata anche per evitare l’approvazione frettolosa o sconsiderata di leggi. Invece, concretamente, succederà di nuovo che il testo approvato con la richiesta della fiducia dal Senato a ridosso del natale, passi velocemente alla Camera dei deputati dove, senza alcun confronto parlamentare e con poco riguardo del diritto costituzionale, sarà votato così com’è, per essere velocemente restituito al Senato per l’approvazione definitiva.

In pratica già da anni si verifica che la legge di bilancio, la più importante di tutto l’anno in ambito finanziario, sia votata per assoluta mancanza di tempo da un solo ramo del Parlamento. Una questione sulla quale sarà opportuno mettere mano: non è più tollerabile che per mancanza di tempo e per non incorrere in situazioni che avrebbero ripercussioni di natura economica sul nostro Paese, non si possa discutere di una legge nella sede istituzionale appropriata. Il ricorso alla fiducia parlamentare è un istituto che, seppure previsto, non può e non deve diventare la norma.

L’approvazione della importantissima legge di bilancio non deve essere compressa in una discussione parlamentare di pochissimi giorni, con l’approvazione a ridosso di San Silvestro: le scene dei parlamentari che vanno a votare con i trolley in mano e che non vedono l’ora di concludere l’iter per poi passare le festività natalizie con i loro cari non sono tollerabili in un paese civile che si definisca tale.

Mauro Marino, esperto in economia © Riproduzione riservata

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