Presidente del Consiglio

di Mauro Marino, esperto in economia

Il ddl di bilancio 2022 con un ritardo di quasi 15 giorni sul previsto è approdato finalmente al Senato per iniziare l’iter che lo porterà all’approvazione entro il 31 dicembre 2021.

Questo ritardo dopo l’approvazione in Consiglio dei Ministri della fine di ottobre è dovuto ai forti contrasti che ci sono all’interno della maggioranza di Governo sui tre temi principali che compongono la manovra economica 2022 vale a dire il fisco, il Reddito di cittadinanza e le pensioni.

Draghi avrebbe voluto che si trovasse una sintesi tra le forze politiche che compongono la maggioranza presentando un testo il più condiviso possibile in modo che prima in Commissione e successivamente in Aula parlamentare si riducessero al massimo gli emendamenti, per evitare l’assalto alla diligenza che ha contraddistinto le leggi di bilancio degli ultimi anni.

Non sembra che l’obiettivo sia stato raggiunto e anzi le forze politiche hanno alzato i toni dimenticandosi troppo in fretta le premesse che avevano caratterizzato la nascita del governo di scopo: sconfiggere la pandemia, presentare i piani del Recovery plan e innescare la ripresa economica dopo l’anno economicamente più terribile della storia della Repubblica.

Purtroppo, la pandemia non è ancora sconfitta e anzi sta rialzando la testa e lo stesso destino di Draghi non è ancora definito, diviso tra le due ipotesi di continuare a stare a Palazzo Chigi e l’eventuale ascesa al Colle, con l’eventualità di possibili elezioni anticipate nel 2022.

Proprio questa situazione di incertezza sta dando nuova linfa ai partiti, preoccupati di posizionare le loro bandierine in vista di un eventuale ricorso al voto. In particolare, lo scontro esiste per quanto riguarda la destinazione degli otto miliardi di euro per la riduzione delle tasse.

Salvini chiede la flat tax al 15 per cento per le aziende che hanno un fatturato sotto i 100 mila euro e una consistente riduzione dell’Irap per le imprese. Sembra, invece, che si stia andando verso la soluzione, accettata da tutti, di destinare 6 miliardi ai lavoratori mediante la riduzione del cuneo fiscale oppure attraverso l’abbassamento di un punto delle due aliquote del 27 e del 38 per cento che interessano la gran parte dei lavoratori e dei pensionati. Gli altri due miliardi di euro andrebbero a ridurre l’Irap per le imprese.

I sindacati, convocati a Palazzo Chigi prima della presentazione del ddl in Senato, chiedono a gran voce anche con manifestazioni in varie città d’Italia che tutti gli otto miliardi di euro siano destinati ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, affermando che durante la pandemia oltre cento miliardi di euro sono già stati destinati alle imprese.

Sul Reddito di cittadinanza, sembra che si sia riusciti molto faticosamente a trovare la quadra, mantenendolo anche per il 2022 nonostante l’avversità di Lega, Forza Italia e Italia Viva, attuando una azione più stringente sui beneficiari che lo incassano illegalmente, ma anche proponendo una riduzione dell’importo percepito dopo un rifiuto ad accettare un lavoro e la totale cessazione del beneficio dopo due rifiuti.

Per quanto riguarda la previdenza, il Governo, in sostituzione di Quota 100, in scadenza a fine anno e che avrebbe creato uno scalone di cinque anni da 62 a 67 anni di età ha imposto Quota 102 (64 anni di età + 38 anni di contributi) riducendo lo scalone a tre anni. È stata anche confermata Ozione donna con la possibilità di accedere al pensionamento con 58 anni di età se lavoratrici dipendenti oppure 59 se autonome, sommati ad almeno 35 anni di contributi, optando però per il meno favorevole sistema contributivo. Esteso a talune categorie di mestieri l’accesso all’Ape Sociale, e implementati i contratti di espansione per aziende, abbassando la soglia occupazionale di accesso a 50 dipendenti, inoltre è stato istituito un fondo di 550 milioni in tre anni per permettere l’accesso al pensionamento a lavoratori e lavoratrici sessantaduenni di aziende in crisi.

Draghi ha parlato di legge di bilancio espansiva e ha ricordato l’ottimo andamento dell’economia che dovrebbe determinare a fine anno un rimbalzo del Pil di oltre il 6 per cento rispetto all’anno precedente. Tuttavia l’inflazione dopo quasi un decennio di calma ha alzato improvvisamente la testa, fatto che comporterà un aumento degli interessi da pagare per finanziare il debito pubblico. Anche la borsa, dopo dieci mesi molto positivi, sta creando incertezza, a causa del nuovo aumento di contagi da covid in tutta Europa: motivi in più per auspicare che anche nel 2022 la maggioranza rimanga coesa, evitando elezioni anticipate e giungendo alla naturale conclusione della legislatura, nel 2023.

Mauro Marino, esperto in economia © Riproduzione riservata

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