Chiaroscuro

di Mauro Marino, esperto in economia

Nei prossimi trenta giorni il governo si appresta a compiere alcuni passi importantissimi che riguarderanno la politica economica da attuare nel prossimo anno e che determineranno gli equilibri della maggioranza e la tenuta dell’esecutivo fino alle elezioni previste nella primavera del 2023.

Il primo appuntamento riguarda la presentazione, proprio entro oggi, alla camera e al senato del Nadef (Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza). Un passaggio importantissimo perché il governo definisce in maniera più precisa quelle che sono le nuove stime economico-finanziarie formulate sulla base dei maggiori dati a disposizione. In pratica si tratta di un aggiustamento delle previsioni formulate nel Def (documento di economia e finanza) presentato nel mese di aprile. E’ importantissimo perché il Nadef è il primo passo verso l’elaborazione della successiva legge di bilancio che contiene le spese pubbliche e le entrate previste per l’anno successivo.

Rispetto al Def che registrava una previsione in deficit del Pil dell’11,8 per cento con un rapporto debito/Pil al 159,8 per cento, il più alto negli ultimi cento anni, si potrà registrare un netto miglioramento che per effetto della crescita prevista del 6per cento potrà portare il deficit previsto nel 2022 sotto la doppia cifra percentuale.

Entro il 15 ottobre poi il Documento programmatico di bilancio andrà presentato all’Unione Europea che fornirà un primo via libera entro il 30 novembre. In questo documento sono riportate le previsioni economiche e le proiezioni delle principali voci di entrata e di spesa, il livello di debito pubblico e le informazioni che ne determinano l’evoluzione, nonché la descrizione e la quantificazione delle misure inserite nella manovra di bilancio.

Entro il 20 ottobre, infine, la manovra economica deve arrivare in parlamento per essere discussa e dopo le eventuali modifiche deve essere approvata entro il 31 dicembre 2021. Probabilmente sarà una manovra di almeno venti miliardi di euro nella quale sarà finanziata la riforma degli ammortizzatori sociali, del costo previsto di 6/8 miliardi. Tra i 2 e i 3 miliardi andranno per il rifinanziamento del superbonus al 110 per cento, e altrettanti per il contratto dei dipendenti pubblici, scaduto da tre anni, nonché i fondi per finanziare una nuova legge previdenziale.

C’è inoltre la necessità di mettere mano alla riforma fiscale ma probabilmente a causa dei costi eccessivi questa sarà rinviata all’anno successivo e in questa occasione ci si limiterà a una riduzione dell’Irap e al massimo a un abbassamento dello scaglione Irpef del 38per cento di quattro punti percentuali il cui costo sarebbe intorno ai tre miliardi di euro.

Non sarà un obiettivo facile da raggiungere per il ministro dell’Economia Franco dal momento che il vice presidente della Commissione Ue, Dombrovskis, ha già affermato in diverse occasioni che occorre trovare nuovamente un accordo per una riforma del patto di stabilità dopo la pandemia, per avere da parte degli stati una riduzione realistica del debito.

La Commissione, quindi, in sostanza considera quasi concluso il dramma rappresentato dalla pandemia e vuole cominciare immediatamente gli incontri con i vari stati per ripristinare il patto di stabilità che non permetterà di sforare eccessivamente il debito.

Mauro Marino, esperto in economia © Riproduzione riservata

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