Sipario

Ancora sul teatro che non c'è

Tempo fa, ho scritto di un'ipotesi di acquisto pubblico del vecchio cinema Garibaldi di Villacidro, carezzando l'ambizioso progetto di realizzarne uno spazio polifunzionale, da utilizzare come sala teatrale, cinematografica, espositiva. Il tutto finalizzato al recupero di un edificio storico, e a colmare la grave assenza di uno spazio teatrale.

L'articolo ha suscitato parecchio interesse e stimolato il dibattito pubblico, ho avuto occasione di scambiare opinioni con diverse persone, qualche giorno dopo anche la stampa locale ha ripreso l'argomento.
I principali dubbi, esternati da più parti, sono relativi alla dispendiosità del progetto: se da un lato il prezzo d'acquisto è irrisorio - 40 mila euro - è pure vero che ci si deve confrontare con gli enormi costi di ristrutturazione e adeguamento dello stabile. E va bene, tutti ne sono perfettamente consapevoli. Purtroppo però le emergenze restano.

La prima è riconducibile all'essere spettatori passivi del disfacimento di un edificio storico, dove, ne sono certo, centinaia di villacidresi hanno avuto occasione di contribuire alla propria crescita culturale.
Il cinema Garibaldi, l'ho scoperto in quei giorni, è rimasto nel cuore di tutte le persone con le quali ho avuto occasione di discutere. Accarezzare l'idea di un suo recupero è qualcosa su cui diversi cittadini scommetterebbero, intervenendo addirittura in prima persona, con contributi anche sostanziosi. Ho visto una forte volontà, da parte dei singoli e delle associazioni, di investire energie per far sì che si possa trovare una soluzione.

Chissà che le imminenti elezioni non contribuiscano a suggerirne una. Purtroppo, dando ascolto alla parte di realismo che alberga in me, credo che assisteremo all'ennesimo abbandono, con successivo crollo, di uno stabile: con i suoi muri se ne andranno tutta la storia e i ricordi che custodisce.

A essere sinceri, il precedente articolo voleva essere una provocazione, infatti in tanti hanno guardato il proverbiale dito, e non focalizzato la luna.
È però la seconda emergenza, forse, quella più importante: la mancanza di uno spazio dove proporre cultura.

La prima edizione del premio Dessì che ho seguito, era del 2000, vinta per la sezione narrativa da Enrico Palandri. L'anno successivo, ricordo di aver visto in televisione, la premiazione, tenuta sopra un palco allestito nel Lavatoio, se non sbaglio. O almeno, il ricordo più nitido è quello di Cossiga, in un impeccabile completo in velluto, che riceve il premio speciale della giuria con alle spalle l'elegante struttura liberty. Da allora, ho sempre seguito il premio, sui giornali e in televisione. Da quando sono villacidrese d'adozione, dal vivo.

A ogni edizione, la speranza è sempre la stessa: speriamo che non piova.
Le piazzette, le strade, gli angoli di Villacidro sono delle bomboniere, salotti ideali per parlare di poesia, letteratura e musica. Ma se si intende utilizzare spazi chiusi, per motivi che possono anche esulare dalle bizze meteorologiche, son dolori. Ricordo alcune premiazioni spostate in extremis in palestra, a causa della forte pioggia: veramente imbarazzanti. Ecco perché frequento, quando possibile, le manifestazioni a corollario, ma non le premiazioni. Perché la struttura di via Stazione è una bella palestra, ma la sua funzione dovrebbe rimanere solo quella. Passi un utilizzo come quello recente, per la campagna di indagine anticovid o per altre esigenze emergenziali.

Ma che Villacidro, sede di un Premio letterario di importanza nazionale, non abbia un teatro, no: questa è una grave mancanza, per tutta la comunità.

Giuseppe Diana © Riproduzione riservata

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