Stazione di Sciria

 Guspini - Montevecchio - Riceviamo e pubblichiamo l'intervento di Salvatore Angius (Sindaco di Guspini dal 1985 al 1992)

Dopo il crollo del tetto dell’officina dell’ottocentesca Stazione ferroviaria di Sciria, da autorevoli personalità, che da decenni si battono per valorizzare il patrimonio frutto dell’ingegno e del sudore dei nostri antenati, si è levato il grido dall’allarme per lo scempio che si sta consumando.

Lo storico meridionalista Gaetano Salvemini scriveva ”[...] finché nel Mezzogiorno stesso non si determinerà un movimento energico, costante, organico, che abbia lo scopo di attuare tutte quelle riforme, che per ora non sono che pii desideri degli studiosi[...] Ecco donde la riforma deve cominciare: deve cominciare da noi. Prima di protestare e urlare contro il governo, ricordiamoci che il governo siamo noi. Prima di recriminare contro i vantaggi che grazie alla loro attività e abilità riescono spesso a procurarsi nella legislazione generale i settentrionali, riconosciamo tutti gli errori e tutte le colpe di ignavia e anche di perfidia la cui responsabilità è tutta nostra, di noi meridionali. Riformiamo noi stessi. Solo a questo patto otterremo che ci sia resa giustizia “ [ G. S. Opere 1898-1910]

Dalla chiusura definitiva delle miniere, avvenuta nel 1991, sono passati oltre 30 anni. Un’era geologica. Poco, e a macchia di leopardo, è stato fatto. C’è il rischio che anche questo poco vada in malora.
Altri bacini minerari, vedasi quello dell’Amiata, sono riusciti ad invertire la rotta, ripopolando il territorio grazie alle attività produttive. Il problema di fondo è rappresentato dalla disponibilità degli immobili e dalla sporadicità degli interventi, privi di sistematicità.

Nel lontano 2008 la Regione Sarda, proprietaria dei beni, ha messo a bando la cessione degli immobili. Il bando è andato deserto in larga misura.
Esiste lo strumento per prendere in mano la soluzione del problema? Secondo me si, ma viene tralasciato.

La legge 15 maggio 1997, n° 127 (Bassanini), all’art 59, recita che: “Le città metropolitane e i comuni, anche con la partecipazione delle provincie e della regione, possono costituire società per azioni per progettare e realizzare interventi di trasformazione urbana, in attuazione degli strumenti urbanistici vigenti. A tal fine le delibera dovranno in ogni caso prevedere che gli azionisti privati delle società per azioni siano scelti tramite procedura di evidenza pubblica. Le società di trasformazione urbana provvedono alla preventiva acquisizione delle aree interessate dall’intervento, alla trasformazione e alla commercializzazione delle stesse. Le acquisizioni possono avvenire consensualmente o tramite ricorso alle procedure di esproprio da parte del comune. Le aree interessate dall’intervento sono individuate con delibera del Consiglio Comunale. L’individuazione delle aree di intervento equivale a dichiarazione di pubblica utilità, anche per le aree non interessate da opere pubbliche. Le aree di proprietà degli enti locali interessate dall’intervento possono essere attribuite alla società a titolo di concessione. I rapporti tra gli enti locali azionisti e la Spa di trasformazione urbana sono disciplinati da una convenzione contenente, a pena di nullità, gli obblighi e i diritti tra le parti”.

Il dispositivo della Bassanini è stato poi incorporato uguale uguale nel Testo Unico della Legge Comunale e Provinciale n° 267 del 2000, all’art. 120.

Da tempo, nella Penisola si sono realizzate esperienze virtuose in tale direzione, per edilizia popolare, housing sociale, attività produttive e artistiche.

A questa ipotesi di lavoro possono essere rivolte almeno 3 osservazioni.

  1. La presenza di aree già edificate e assoggettate da sottosuoli e concessioni minerarie dell’assessorato all’industria.
  2. I costi delle partecipate.
  3. I finanziamenti.
  1. Sulla prima questione, tempo fa mi sono preso la briga di interpellare il professor Vanni Maciocco, urbanista, già preside della Facoltà di Architettura di Alghero. A distanza di poche settimane mi ha richiamato, dandomi un responso affermativo, dopo aver consultato il giurista Paolo Carrozza, autore materiale della norma contenuta nella Bassanini.

  2. I commissari per la “spending review”, hanno dato una “stretta” alle società partecipate, sia per favorire la libertà di mercato, sia perché a volte diventano sinecure per prebendati. L’ente locale può ridurre all’osso i componenti, indicando, per la parte pubblica consiglieri di maggioranza e minoranza presenti nelle assemblee elettive e che dispongono di titoli professionali e accademici adeguati. Agendo con parsimonia, i costi dell’operazione, ben ripagati dai benefici, saranno comunque di gran lunga inferiori al “danno emergente e lucro cessante “, sotto gli occhi di tutti, sanzionabile, a mio modesto parere.

  3. I soldi ci sono, eccome! In queste settimane vediamo che vengono utilizzati i finanziamenti del Pnnr a “fulliadura”, per interventi improbabili, tipo impianti sportivi, legittimi, ma finanziabili su altre filiere. La Sardegna utilizza una parte minima dei fondi comunitari. Secondo una denuncia dei sindacati del 2020, la Regione ha programmato solo 4 milioni dei 37,5 messi a disposizione dal Fondo di Sviluppo e Coesione, riuscendo a spenderne solo 1. I dati del 2017 evidenziano che, complessivamente l’Italia versava 12,25 miliardi di € all’Unione Europea, spendendone 9,79, con un saldo negativo di 2,45.

Don Milani diceva che “a mettere lampioni e marciapiedi sono buoni pure i monarchici”.
Spetta in primo luogo agli enti locali, col supporto di forze sociali e culturali, prendere in mano il destino di un patrimonio che tutti ci invidiano.

Non si parte da zero: nel territorio operano diverse associazioni, un Centro di Educazione Ambientale di Lega Ambiente, presente su tutto il territorio nazionale, imprese artigianali specializzate per il restauro, professionalità, alcuni agriturismo. Ognuno è chiamato ad assumersi le proprie responsabilità.


Salvatore Angius (Sindaco di Guspini dal 1985 al 1992)

Immagine in evidenza: la stazione di sciria (dal sito www.minieramontevecchio.it)

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