Pecore al passaggio

 Gonnosfanadiga - Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera di Gianfranco Usai, allevatore gonnese

Voglio condividere una riflessione a due anni di distanza dalla protesta del latte.

Sono un allevatore di Gonnosfanadiga che ha vissuto in prima linea quella stagione, con anima e cuore, proponendo assieme a molti allevatori una forma di protesta che, per primi, ci ha differenziato dagli altri comuni della Sardegna: regalare latte anziché sversarlo.

Sono passati due anni, dicevo, e scrivo queste riflessioni ispirandomi a un detto sardo, che trovo più che mai calzante alla situazione: passau su santu passara sa festa. Sì, perché nel primo periodo della protesta non si faceva altro che parlare del latte e del sacrificio sofferto dei pastori che lo sversavano a terra: sembrava che da Roma a Cagliari fosse un tutt’uno di solidarietà. Ora invece non si sa più che fine abbia fatto quel tavolo seguito alla contestazione: non ce n’è traccia a Roma e tanto meno a Cagliari.

E purtroppo è tutto il comparto dell'agricoltura e dell'allevamento a trovarsi oggi con le spalle al muro, come testimonia anche la crisi del maialetto sardo.
Devo constatare amaramente che non c'è nessuno degli esponenti della politica che ha a cuore le sorti di noi sardi di tutta la Sardegna intera. Siamo usati come numeri, siamo pecore da mungere e si ricordano di noi solo nel periodo delle elezioni. Eppure senza la pastorizia e l'agricoltura la Sardegna è morta. In qualsiasi paese grande o piccolo della Sardegna non c'è ricambio generazionale e questo è visibile in particolar modo nella pastorizia. Quando si fa avanti qualche ragazzo di buona volontà - si contano sulle dita di una mano - la cosa è veramente ammirevole. Purtroppo la burocrazia lo sfianca e distrugge, ancor prima di ogni difficoltà imprenditoriale.

La conseguenza di tutto questo è l’abbandono: i centri storici dei nostri paesi si sgretolano come ricotta perché non sono più manutenuti, la gente se ne va, di nuovo, perché qui non vede un futuro. Mi sembra di essere tornato negli anni 80, quando il settore vitivinicolo venne distrutto estirpando vigna su vigna, e insieme ad esse anche la cultura e le tradizioni sarde.

Oggi chi è allevatore, come me, ha un’età media attorno ai 50 anni: ma perché si deve arrivare a sradicare anche la pastorizia della Sardegna? Se è pur vero che oggi il latte viene pagato 85 centesimi al litro è altrettanto certo che non basta a ripagare i costi per alimentare gli animali quando sono in produzione: figuriamoci quando non lo sono.
E intanto aumenta tutto: il costo dei mangimi, dei cereali e chi più ne ha più ne metta. Non c'è dialogo tra i comparti produttivi e i settori della trasformazione: siamo arrivati a pagare gli agnelli, a peso vivo 2 euro e 50, una vera vergogna.

Nonostante tutto spero ancora. Spero tanto che qualcosa cambi per il bene di tutti noi sardi e di tutta la Sardegna intera: come dicevo nel periodo della protesta del latte: dal passato remoto al futuro prossimo, la pastorizia è vita.


Gianfranco Usai

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