Federica Vacca con il figlio Christian

Quello che le madri sanno e non dicono

È bellissimo quel momento in cui nasce una nuova vita. Quel momento in cui la mamma, dopo nove lunghi mesi d’attesa, porta a casa il suo piccolo. È bellissimo l’odore, il calore che sente, le persone che vanno a trovarla, i sorrisi, la nuova vita che si accinge ad iniziare.

Ma se così non fosse? Se per la mamma non fosse tutto bello? Se quel bimbo che ha aspettato tanto, che ha voluto tanto, si trasformasse in un incubo? Se lei si sentisse imprigionata? Soffocata, stanca e a pezzi?

Non può succedere giusto? Perché una mamma deve essere sempre felice, sempre pronta, attenta, amorevole, solare, paziente.
Beh, vi do una notizia, non è sempre così. Esiste una cerchia di mamme che hanno voluto tanto il loro bambino ma che poi, alla sua nascita, sono sprofondate in un baratro. Tante ne sono poi uscite, ma altre sono rimaste incastrate in un pozzo nero chiamato depressione post partum.

Poche mamme vi ammetteranno di esserci passate, perché l’idea comune vuole che la mamma incarni la perfezione, che non possa stufarsi nemmeno un secondo del suo bambino, che non possa pensare sia troppo.
Però io odio l’idea comune, amo pensare che dobbiamo sentirci libere di poter volare più in alto della mera ignoranza e degli stereotipi.
Per questo, attraverso le mamme che ci sono passate, voglio raccontare un altro lato della maternità, quello che non comprende solo sorrisi e coccole, ma anche pianti soffocati sotto la doccia, solitudine e disperazione, oltre che tanto coraggio: il coraggio di parlarne, di chiedere aiuto.

Vorrei fungere da guida all’interno di questa galleria di una maternità distorta, triste ma vera. Non sapete quanto è difficile per noi ammettere che non è la felicità la prima sensazione che abbiamo provato vedendo il nostro bimbo. Eh sì, mi ci sono messa dentro anch’io, perché anche io ci sono passata, tutt’ora mi ritrovo dentro quel pozzo, cercando disperatamente un’uscita.

«Quando mi hanno detto di attaccare il mio bimbo al seno ho provato un senso di disagio, era mio figlio ma non volevo che quell’esserino mi toccasse, che mi privasse di una parte del mio corpo che fino ad allora aveva avuto un altro scopo» Laura, 33 anni.


Una mamma con la depressione post partum è una mamma combattuta, ama il proprio figlio ma non riesce a gestirlo totalmente; è stanca, stressata, irrequieta, la maggior parte delle volte si sente una pessima madre. La vita le ha fatto un dono, che spesso ha cercato, ma ora non riesce a capire come fare. La sua vita è sconvolta da quel bambino che richiede tutte quelle attenzioni, tutto il suo tempo.

È cosi per tutte le mamme, solo che alcune non riescono a reagire subito a quel carico, a quella improvvisa privazione della vita che avevano avuto fino a quel momento.

«Mia figlia urlava tutto il tempo e io non sapevo cosa fare, mi sentivo sola e giudicata perché mi lamentavo, mi dicevano che dovevo solo ringraziare per aver ricevuto un dono così bello, io pensavo di essere dentro ad un incubo» Cristina 28 anni.

Talvolta chi ti circonda non capisce cosa stai passando, vieni giudicata, sgridata, derisa. Hai paura di parlare e di dire come ti senti perché in fondo pensi che una mamma non si debba sentire cosi, la società vuole che la mamma sia un super eroe senza macchia e paura, una buona madre non si lamenta, una buona madre non può essere depressa.

«Non ho mai pensato di far male a mio figlio ma tante volte ho pensato di far male a me stessa» Giovanna, 30 anni.

Della depressione post-partum se ne parla ancora troppo poco, è un argomento che infastidisce. La si valuta solo quando al telegiornale sentiamo la mamma di turno che ha affogato il proprio bambino nella vasca o quando si è buttata con il suo piccolo da un ponte: non pensiamo mai che possa colpire la nostra vicina di casa, nostra sorella o noi stesse.

«Mi chiudevo a piangere seduta nel water, amavo mio figlio ma mi sentivo così inadatta per lui» Gaia, 34 anni.

Non tutte le depressioni post-partum sono uguali, ma confrontandomi con queste mamme ho notato che quello che ci accumuna è la stessa idea di essere delle pessime madri, nessuna mi ha mai detto di non amare il figlio, anzi, delle volte lo amano troppo. Però tutte mi hanno detto di essersi sentite sole, confuse, tristi, abbandonate e impaurite. Tutte hanno avuto paura di raccontarlo ai propri genitori, molte altre non sono state credute, a molte è stato detto che era solo una scusa. Come ho già scritto, alcune di loro ne sono uscite, altre sono ancora lì, altre ancora si sono addormentate dentro quel maledetto pozzo.

«Le parole che mi rivolgevano le persone che avevo attorno, quel "Sei tu esagerata", oppure "Lascia non ne sei capace", erano coltelli dritti nel cuore» Caterina, 35 anni.

Stringi il tuo bambino tra le braccia e pensi che avrebbe meritato di meglio, pensi che non ci riesci, che non riuscirai mai a dare ciò che vorresti a quel figlio. I suoi pianti ti entrano dentro e ti mangiano, a volte ti rattristano, altre ti innervosiscono. Sei combattuta , persa nel tuo essere madre. Persa in quello che ti immaginavi che dovesse essere e in quello che realmente è.

«Avevo solo voglia di correre, correre lontano, il suo pianto mi faceva impazzire, mi scoppiava la testa e non sapevo perché» Katia, 25 anni.

Non siamo pronte a sentirci così, non siamo pronte a pensare che la maternità sia così difficile, stancante, stressante, non siamo pronte a sentirci così inadatte. Gli ormoni ci fanno avere il caos in testa, il resto del mondo fa scoppiare la guerra che brucia nei cuori delle mamme con la depressione post-partum: sempre cosi inadatte, fuori luogo, stressate, stanche. Questo è ciò che vediamo noi.

«Rivolevo indietro il mio corpo, rivolevo la mia vita, prima non ero mai fuori posto, dopo la bambina avevo sempre del vomito sulla spalla e i capelli arruffati. Mi sentivo tremendamente brutta» Barbara, 27 anni.

Dovrei scrivere altre mille righe per raccontare ciò che passa nella testa di a una mamma che ha avuto la sfortuna di affrontare questa depressione subdola, ma ora voglio lanciare un appello a chi legge. La depressione post-partum è un problema reale, la mamma che si trova a viverla si sente veramente persa e probabilmente lo è davvero. Ti prego non sminuire, non pensare che a lei non possa capitare, nessuno ne è immune, ascoltala, stalle vicino, aiutala e non farla sentire sola.

«Lei era sempre triste, teneva il bambino in braccio e piangeva, piangeva per ore intere, delle volte il suo sguardo era perso nel vuoto. Abbiamo sminuito la cosa pensavamo fossero gli ormoni. Usciva tutti i giorni per lavorare, un giorno non è più tornata, Francesca si è suicidata il 23 novembre» Caterina, madre di una vittima di questa depressione.

Non giriamoci dall’altra parte. Se sei una mamma che pensa che tutto stia per esplodere, non arrenderti, non sei sola, chiedi aiuto a un’amica, a un parente, allo psicologo o all’ostetrica del tuo consultorio: non arrenderti mai, a tutto c’è una soluzione.

«Delle volte guardo il mio bambino e penso che si meriti una mamma migliore, una mamma paziente, dolce, una mamma non depressa. Mi viene da scappare ma poi non lo faccio perché guardo mio marito che gioca con mio figlio e so che hanno bisogno di me, so che uscirò da questo pozzo per loro e tutto sarà meraviglioso», e queste sono le parole di Federica, 32 anni: autrice di questa rubrica e mamma con la depressione post partum.

Federica Vacca © Riproduzione riservata

Nelle foto: Federica Vacca con il figlio Christian

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