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Sa moba sarda

 San Gavino - Domani, alle 17, la festa per il trentennale. Il racconto del presidente Antonio Garau

E’ una ricorrenza importante per l’associazionismo sangavinese il traguardo di Sa moba sarda, che racchiude tre decenni di storia, cultura e tradizioni.

L’ associazione culturale è nata il 18 giugno del 1994, grazie all’iniziativa di un piccolo gruppo di volontari con la passione per la ricerca storica ed etnografica del paese. «Gli inizi - ha raccontato il presidente dell’associazione Antonio Garau - non furono facili, non avendo un luogo dove riunirci: la prima assemblea dei soci avvenne nel salone parrocchiale. Fu poi reperito un locale, una vecchia rimessa diroccata, e da lì cominciò la sfida: la realizzazione di un museo etnografico, reperire oggetti della antica civiltà contadina, e soprattutto cercare di rendere il tutto visitabile e fruibile. Nel 2005 il Comune ci affidò la Casa Dona Maxima, appena restaurata, e il sogno si realizzò. Da allora abbiamo potuto fare grandi progressi, il museo continuava ad arricchirsi di materiale ed oggetti e arrivarono anche le prime comitive di visitatori da ogni parte dell’isola».


Tradizioni del passato, memoria storica ma anche ricerca e valorizzazione del patrimonio economico del paese, come lo zafferano. L’associazione dedica annualmente una particolare attenzione all’importanza dell’oro rosso, coinvolgendo operatori, cittadini e turisti.
«In occasione della mostra annuale Le vie dello zafferano -ha proseguito il presidente - organizziamo La settimana viola: corsi sulla coltivazione e sugli usi della preziosa spezia con visite guidate ai campi, dimostrazioni della sfioritura , la prima lavorazione degli stimmi, e gli impieghi nel campo gastronomico. Un altro importante appuntamento a cui teniamo particolarmente è Monumenti Aperti, dove abbiamo scelto di non limitarci alla classica visita guidata al museo, ma ricostruiamo con scene teatrali la quotidianità del passato con attrici e attori in abiti tradizionali. Cerchiamo poi di coinvolgere gli studenti con visite programmate e mini-corsi incentrati sui valori della vita contadina del passato. L'intento è trasmettere la sacralità delle regole comunitarie sulla solidarietà, e mostrare come la manualità unita all’ingegno riuscisse a costruire utensili e oggetti sia per il lavoro sia per i bisogni del quotidiano».

Domani, venerdì 8 novembre, dalle 17, si festeggerà il trentennale con una serata che ripercorrerà tutta la storia di Sa moba sarda, con numerose testimonianze, video e gli scritti dei soci fondatori. Le letture saranno curate degli attori dell’associazione Come.te.


«In questi trent’anni abbiamo accuratamente catalogato ed esposto tantissimi oggetti, anche archeologici, e contiamo di ricostituire il gruppo di ricerca nel territorio. Un altro progetto che ci sta particolarmente a cuore è quello di riprendere le ricerche dei caduti di tutte le guerre: negli anni scorsi abbiamo focalizzato i lavori sui caduti della Prima Guerra Mondiale, realizzando una nuova lapide con i nominativi dei soldati dimenticati. Cercheremo di rendere omaggio a tutti i caduti sul lavoro e agli eroi civili. Questo progetto mira alla valorizzazione del Piazzale delle Rimembranze, ora miseramente spoglio. Abbiamo anche concorso al bando per la gestione del Museo delle due fonderie, con un progetto che prevede un suo ampliamento l'utilizzo dei piazzali esterni, accorpandoli per potere esporre reperti di grandi dimensioni. Abbiamo coinvolto, costituendo un gruppo di lavoro, operai della fonderia, pensionati, studiosi e appassionati. Ma di questo e altro ne parleremo venerdì, Sa Moba Sarda vi aspetta», ha concluso il presidente Garau.

Stefano Cruccas (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata

Immagine in evidenza: alcune antiche attrezzature del mondo agricolo esposte da Sa moba Sarda

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