Palazzo della Direzione di Montevecchio

 Guspini - La "maestra della miniera" e scrittrice è anche premio “Donna sarda 2023”

Maggio, mese di rose ma anche di miniere. Quest’anno, ieri e oggi, 27 e 28 maggio, ricorre la 15ª Giornata nazionale delle miniere, promossa da Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) per diffondere il valore e il significato culturale del turismo geologico-minerario.

E maggio, è anche il mese in cui si verificò a Montevecchio il tragico incidente nel cantiere Azuni: nel 1871, i cui persero la vita undici operaie a causa della rottura di un’enorme vasca piena d’acqua che si trovava sopra il tetto del dormitorio e che ne provocò il crollo. Di quelle undici vittime otto erano ancora bambine. L’inchiesta che scaturì dall'incidente si concluse con l’assoluzione di tutti i dirigenti.

Negli anni tuttavia sono stati numerosi i testi che hanno in parte reso giustizia a questa storia, tra i quali i libri di Iride Peis, insignita proprio quest’anno del titolo di Donna sarda 2023. Nata a Guspini nel 1940 per circa 35 anni è stata insegnante nella scuola elementare. Ha vissuto nel villaggio minerario di Montevecchio e da sempre, attraverso la scrittura, ha dato voce alle donne che operavano come cernitrici nelle miniere, compito spesso sottovalutato.

Iride Peis, la maestra della miniera, scrittrice guspinese, ha ricevuto lo scorso 8 marzo il premio Donna sarda 2023, consegnatole nella nella Sala consiliare del palazzo civico di via Roma a Cagliari. Il riconoscimento le è stato attribuito con questa motivazione: «Valente autrice, ha dato voce alle donne che hanno svolto un ruolo significativo nel mondo minerario sardo».

Abbiamo colto l’occasione della Giornata nazionale delle miniere per porre a Iride Peis alcune domande.

Cosa significa per lei aver ricevuto il premio Donna sarda?

È stato un grande onore, simbolo di attenzione verso donne che hanno lavorato in miniera ed erano sconosciute. Le cernitrici hanno lavorato dal 1850 al 1940: migliaia di donne, spesso bambine. Il mio merito è quello di aver dato loro voce ma il premio va a queste donne che sono state le nostre cernitrici.

Donne in miniera, perché se ne parla così poco?

Si parla poco delle donne in miniera perché la loro memoria si era un po’ persa. Con l’avvento della meccanizzazione il loro ruolo si era affievolito. Inoltre loro non amavano parlare di un lavoro duro, gravoso e di sottomissione che spesso non è mai stato gratificante.

Cosa significava secondo lei, lavorare in un ambiente in cui la prevalenza era di uomini?

Oggi questo non ci spaventa più anche se dobbiamo sempre faticare per essere considerate uguali. La sottomissione e la sottopaga hanno sempre pesato: ciò ha causato ribellioni perché i capi avevano sempre il potere. Ci sono testimonianze, anche carine, di ribellione e di coraggio per affermare il proprio valore, la propria capacità e le proprie idee. Come l’episodio in cui le donne si erano comprate gli scarponi per dimostrare che anche i loro piedi meritavano protezione.

Rispetto a quando ha iniziato a lavorare come maestra, come è cambiata secondo lei la società?

La società si è evoluta con l’istruzione, quando questa è stata aperta a tutti: un passo avanti verso il progresso. L’istruzione ha dato la possibilità a tutti di valorizzarsi e mettere a frutto la propria volontà e la propria intelligenza. Prima era la donna ad avere il primato in questo settore, ci ha permesso che si formasse una coscienza con più cura in questo ruolo. Ma oggi qui c’è la parità e l’equilibrio.

Giornata delle miniere, quale futuro secondo lei, per questo territorio?

La giornata delle miniere è importante ma dobbiamo anche pensare alla produttività economica, siamo solo all’inizio. Dobbiamo spingere le istituzioni e le associazioni ad adoperarsi affinché le giornate vengano rese vive e appassionanti. Ci deve essere il fuoco dentro che stimoli la conoscenza e la curiosità dei siti minerari. Questi spazi devono diventare luoghi d’incontro e culturali, porre fine all’abbandono verso un cambio di uso: un luogo che diventi anche di economia per il territorio. Queste giornate vivono perché ci sono tanti appassionati con buona volontà, ma questo non basta ancora per valorizzare questi luoghi, per farli diventare anche nuove opportunità di lavoro che convincano i giovani a non scappare verso l’estero in cerca di nuove opportunità.

Valentina Vinci (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata

Nell'immagine in evidenza: palazzo della Direzione di Montevecchio (foto Enrico Sanna)

Immagine seguente: Iride Peis durante il suo intervento in Sala consiliare a Cagliari
Iride Peis Donna Sarda 2023