Ignazio Lecca

 Villacidro - Nel decennale della scomparsa, il ricordo dello scrittore villacidrese attraverso le sue pagine

Sono trascorsi dieci anni dalla scomparsa di Ignazio Lecca (1945 - 2012). Se a nessuno è consentito sottrarsi alla morte, ad alcuni è permesso restare impressi nella memoria collettiva attraverso le loro opere. E' ciò che accade agli scrittori, è ciò che accade a Lecca.

Nato a Villacidro nel 1945, fu poeta, scrittore bilingue e autore di testi teatrali e radiofonici. Ebbe importanti riconoscimenti: il premio Ozieri, il premio Michelangelo Pira e il premio Alziator, solo per citarne alcuni.

Tra le sue opere spicca il romanzo Sciuliai umbras pubblicato nel dicembre del 1999 dalla casa editrice Condaghes, nonché primo volume della fortunata collana Paberiles.

Il sardo, lingua con il quale è interamente scritto, si apprezza per essere un mezzo ricco d'espressione, in grado di liberarsi e di emergere da una condizione che pare relegarlo sino ai giorni nostri a un uso colloquiale, tipicamente dialettale, per essere impiegato nella prosa.

La gente di Araxixi, toponimo di fantasia con il quale Lecca rinomina Villacidro, vive secondo un ordine consuetudinario, apparentemente immutabile. Il ricco è tale in forza di una investitura quasi naturale e divina allo stesso tempo, così come lo è il povero, incapace di rivendicare migliori condizioni di vita per il timore della scomunica ecclesiastica.


Ogni fatto, scrive l'autore, «fiat opera de Deus o de s'Eremigu, chi depiat èssiri una spèzia de fradi malu e strempiadori. Deus ddi poniat frenu, comenti totu podiat, ma su prus fiat cussu maletteri a fai pingiadas e crabettoris e is ominis, in sa tontesa insoru de buttillonis, ddi teniant prus respettu chi a Deus».

E se ad Araxixi le case «sunt fattas po tenni ogus […]», i suoi abitanti non sono da meno: con «cent'ogus e cent'origas paradas dì e notti, scocchendu su beni po mali e su mali po sei e totu».

A farne le spese sarà la protagonista del romanzo, Minnia Zanda, donna emancipata e istruita, ben disposta a sradicare quelle false credenze così presenti nel paese. La ventata di modernità che cercherà di portare tra quella gente, dominata da comportamenti e usanze di un tempo immemore, creerà dei contrasti accesi e inaspettati.

In fondo, come scriveva la poetessa francese Marceline Desbordes-Valmore «ci sono tempi in cui non si può sollevare un filo d'erba senza che ne esca un serpente».

Enrico Piras © Riproduzione riservata


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