Festival letterario

 San Gavino - Chiusa da Francesco Abate la serata finale

Con la giornata di domenica si è conclusa la terza edizione del Festival letterario del Monreale, di cui la direttrice artistica Francesca Spanu ha tracciato un resoconto finale: «potremmo definirlo il Festival degli imprevisti, ma nonostante tutto è stato un successo e sono molto soddisfatta. Abbiamo avuto un grande riscontro da parte del pubblico e questo ci ha ripagati di tutte le fatiche fatte».

La serata finale

Tra gli ospiti della giornata conclusiva del Festival letterario del Monreale lo scrittore Francesco Abate (con il suo romanzo I delitti della salina, ha poi animato anche l'appuntamento finale della rassegna letteraria) insieme al traduttore ed esperto di lingua sarda Cristian Urru: hanno presentato il libro Oja, o ma’, traduzione edita Ilisso di Mia madre e altre catastrofi, pubblicato da Abate nel 2016 per Einaudi. Con loro sul palco gli scrittori Andrea Pau e Daniele Mocci, dell’associazione culturale Chine Vaganti.

L’idea della traduzione è nata nel 2017, un anno dopo l’uscita di Mia madre e altre catastrofi, quando Abate iniziò a frequentare un corso di lingua sarda tenuto da Urru. Tra gli esercizi proposti durante le lezioni, anche letture e traduzioni di passi tratti dalle lettere di Antonio Gramsci, dalle opere di Grazia Deledda e dal libro dello stesso Abate, che propose a Urru di tradurre il testo integralmente, poi pubblicato nel 2018.

«Penso che nella mente dell’autore questo libro fosse nato già in sardo, c’era solo bisogno di qualcuno che lo rendesse tale anche nella forma e che lo aiutasse a riappropriarsi delle sue radici. Oja, o ma’ non parla della lingua sarda, come spesso accade quando la si vuole divulgare, ma racconta la vita di tutti i giorni in lingua sarda, non troppo vecchia o artificiosa, restando assolutamente fedele alla versione originale. É un libro per tutti. Io ci ho trovato un po’ della mia quotidianità: il sardo che si parla in famiglia, il rapporto tra madre e figlio», ha commentato Urru.


Il grande valore e la potenzialità dell’operazione di traduzione è stata sottolineata da Abate anche alla luce del fatto che Oja, o ma’ sia diventato anche un adattamento teatrale prodotto dal Teatro dallarmadio in collaborazione con Camù - Centri d’arte e musei: «la lingua alla quale chiediamo una certa contemporaneità e un uso costante e comune la ritroviamo prima nel libro di un autore contemporaneo e poi in una commedia, ed entrambi si prestano a essere portati nelle piazze, per far ridere e commuovere le persone» ha concluso l’autore.

L’incontro si è tenuto in lingua sarda, una scelta fortemente voluta dalla direttrice artistica della rassegna Francesca Spanu: «è un evento a cui tenevo molto, già per lo scorso anno avevamo pensato di mettere in programma una presentazione in sardo, ma per cause di forza maggiore non era stato possibile. Siamo felici di essere riusciti a proporlo in questa edizione».

Sabrina Abis © Riproduzione riservata


Immagine in evidenza: un momento dell'incontro con Francesco Abate, Cristian Urru, Andrea Pau e Daniele Mocci

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