Mereu e  Porcu

 Samassi - Pubblico affascinato dal film premiato a Venezia. Le parole del regista

È appena approdato nelle sale cinematografiche Bentu, e il Cinema Italia di Samassi non si è lasciato sfuggire l'occasione di presentarlo al pubblico ospitando il suo regista, Salvatore Mereu.

Una presentazione particolarmente significativa, proprio per la vicinanza ai luoghi in cui il film è stato girato: Sanluri, Turri e Guasila. Ambientato nella Sardegna degli anni Cinquanta, Bentu racconta una storia di resistenza ostinata, dove il protagonista non cede alla comparsa delle macchine agricole e preferisce ancora, dopo la mietitura manuale, affidarsi al vento per la separazione dei chicchi di grano dalla paglia, come da antica tradizione.

Liberamente tratto da Il vento e altri racconti di Antonio Cossu (edizioni Aedes, Cagliari), tutto il film è un elogio alla dimensione sospesa del tempo, dove l'uomo è ancora in sintonia con la natura, nonostante le minacciose avvisaglie di una modernità che irrompe in una civiltà contadina dai ritmi quasi arcaici. In questo scenario si snoda anche la storia dell’amicizia intergenerazionale tra i protagonisti: Raffaele (Peppeddu Cuccu, il bambino di Banditi a Orgosolo) e il piccolo Angelino (Giovanni Porcu, un ragazzino di dieci anni di Ollastra, anch'egli presente in sala).

Bentu è un film che per la sua immensa fotografia (Francesco Piras) e i suoni della natura (Roberto Cois) che ne costituiscono la colonna sonora, merita di essere apprezzato al cinema, in quanto sul piccolo schermo perderebbe almeno metà del suo fascino.

Dopo la proiezione, applauditissima, il regista si è soffermato con il pubblico in sala. Ha commentato, tra l’altro, il senso di dilatazione del tempo che il film riesce a trasmettere allo spettatore: «quando abbiamo iniziato a girare questo film pensavamo fosse un cortometraggio: la sceneggiatura era di una quarantina di pagine e consentiva al massimo di realizzare un mediometraggio. Quando poi siamo andati sul set e abbiamo capito quali erano i tempi di quel mondo contadino che stavamo narrando, il film si è naturalmente preso spazio e si è dilatato. Noi ci siamo scordati di quel modo di vivere e dei suoi tempi, così contrapposti a quelli odierni della vita frenetica e fatta di incastri, dove tutto è schedulato e dove abbiamo perso la capacità di godere del presente».

Un sentiero, quello percorso dalla narrazione delle immagini e dei personaggi di Bentu che si pone apertamente in controtendenza rispetto alle regole dominanti del cinema mainstream: «Io penso che il film – ha continuato Mereu - contravvenendo a quello che oggi la fiction e la serialità prevedono, se ne infischia delle trovate e di una narrazione piena di colpi di scena e cerca invece di recuperare un tempo, quello tipico di quel mondo narrato. È come quando andiamo a scoprire un luogo di cui ci siamo dimenticati, al quale ci siamo disabituati e non siamo più in grado di coglierne la bellezza: il film è un invito anche a recuperare il senso della perdita del nostro tempo, che poi è quello che ci dice cosa siamo, cosa siamo stati, da dove veniamo».


Interessanti anche le parole del regista sull’inaspettato finale, che non riveliamo per rispetto di chi il film non ha visto. Si differenzia da quello del racconto di Cossu, dove con il vento arriva il fuoco, a rovinare completamente il raccolto: «Era impensabile pensare di riprodurre quella situazione e già in fase di sceneggiatura ho pensato a un finale altrettanto drammatico che desse comunque la misura di come il nostro rapporto con la natura si è incrinato in modo profondo».

Una scelta, ha spiegato il regista, che risponde anche a un disegno drammaturgico, comune a una vasta produzione teatrale: «chi ha consuetudine con le regole della drammaturgia – ha concluso Mereu - sa che esiste una tradizione che va da Čechov in poi, dove tipicamente per gran parte della rappresentazione ci sono persone che apparentemente parlano del nulla: per tutto il tempo noi vediamo questa gente immersa nel nulla e poi inevitabilmente sul finale gli eventi precipitano come se la storia si mettesse su un piano inclinato e a un certo punto giungesse a una soluzione. Se non si è passati attraverso l'attesa precedente è molto difficile che il finale arrivi con la giusta emozione».

Bentu è stato prodotto dalla società Viacolvento, con il sostegno e il supporto di Sardegna Film Commission in associazione con Antioco Floris per l’Università di Cagliari e coprodotto dall’Isre (Istituto Superiore Regionale Etnografico), con il contributo del ministero della Cultura, della Regione Sardegna e dei comuni di Guasila, Sanluri e Turri.

Al Cinema Italia di Samassi le proiezioni di Bentu continuano, da venerdì 23 a mercoledì 28 settembre.

Qui il trailer ufficiale del film


Marco Cazzaniga (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata

Immagine in evidenza: il regista Salvatore Mereu e il giovane Giovanni Porcu durante l'incontro al Cinema Italia di Samassi

Di seguito: la locandina del film

Bentu



FacebookFollowersYoutube white Instagram white Twitter

 

 

WhatsApp

Medio Campidano in breve

 

Appuntamenti di cultura, incontro, socialità

Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31