Piera Levi Montalcini

 San Gavino - Un momento per riflettere sui temi dell’antisemitismo e l’odio razziale

Oggi più che mai, la Giornata della Memoria è un’occasione per comprendere e riflettere sulle modalità che hanno portato alla Shoah, affinché l’odio nei confronti di un popolo non lasci il mondo indifferente.

Con questi presupposti, l’istituto di istruzione superiore Marconi-Lussu, di San Gavino Monreale, nella mattinata di ieri, martedì 23 gennaio, ha accolto l’ingegnera elettronica Piera Levi-Montalcini, presidente dell’associazione Levi-Montalcini e nipote della prima donna premio Nobel per la medicina nel 1986, Rita Levi-Montalcini.

L’incontro, alla presenza della dirigente scolastica Vincenza Pisanu e riuscito grazie alla collaborazione dei docenti, è stato organizzato dai rappresentanti d’istituto Tommaso Boi, Tommaso Locci, Alessandro Loi e Davide Cotza, destinato alle classi V dell’Istituto.

«L'idea - ha riferito Tommaso Locci - è nata da Alessandro Loi e, dopo numerosi sacrifici, siamo riusciti a concretizzarla. È un traguardo che ci riempie d’orgoglio».


Di famiglia ebraica, Levi-Montalcini ha affrontato il tema della memoria partendo dalle leggi razziali che piombarono sulla sua famiglia. «Zia Rita lavorava all’Università di Torino come assistente volontaria - ha ricordato Levi-Montalcini - ed è stata espulsa; anche mia zia Paola e mio padre non hanno più potuto lavorare. Non lavorare significa non avere soldi. Per questo, nella mia famiglia molti sono andati via e hanno scelto la strada dell’esilio».

L’ingegnera ha ricordato di avere convinto sua madre a scrivere a proposito di ciò che le era accaduto: «è stata una fatica, un riaffiorare di sentimenti e paure che non voleva riportare alla luce. Le dissi che, se non l’avesse fatto, i suoi nipoti non avrebbero mai saputo ciò che era accaduto».

Levi-Montalcini ha sottolineato come l’Olocausto, oltre a investire ebrei, omosessuali, persone con disabilità e rom, abbia rappresentato un grave danno per la cultura e la scienza: «Quando le famiglie sono partite - ha detto Levi-Montalcini - la cultura europea e internazionale ha perso menti, che hanno poi prodotto per altre nazioni. È un divario che paghiamo ancora oggi».

La nipote della premio Nobel, nata nel 1946, ha raccontato di avere respirato un’aria di ansia e preoccupazione tale da sentirsi come se la guerra l’avesse vissuta. «Ho provato la paura che eventi come questi si possano ripetere. In effetti, si sono ripetute in forma diversa e in giro per il mondo. L’Europa è un’isola felice ma sono cose che succedono ai nostri confini».

Il suo pensiero è diretto ai giovani, motore del futuro, ai maturandi che si affacceranno al mondo universitario e lavorativo. «I suoi consigli sono stati preziosi. La dottoressa ha ribadito che non c'è mai fine alla curiosità e ci ha spronato affinché non possa mai svanire all'interno di noi» ha detto Tommaso Locci. «Piera Levi-Montalcini - ha aggiunto Alessandro Loi - ci ha incoraggiati a vivere una vita fatta di bene e di felicità, vissuta attimo per attimo, rinunciando alle preoccupazioni riguardanti il futuro perché tutto, a suo tempo, arriverà. La giornata di oggi lascerà un segno indelebile all’interno dei nostri cuori e, soprattutto, nella storia della nostra scuola».

Valentina Frau (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata

Immagine in evidenza: Davide Cotza, Alessandro Loi, la dirigente Vincenza Pisanu, Piera Levi-Montalcini, la docente Antonella Angioni, Tommaso Locci, Tommaso Boi (foto: Vanessa Cocco)