Bullismo Istituto Dessì

 Villacidro - Un incontro per imparare come si combattono bullismo e cyberbullismo

Non esistono i bulli, ma gli atti di bullismo e chiunque, nessuno escluso, è a rischio di praticarli, più o meno consapevolmente, o di subirli. Tuttavia trovare sostegno e il modo per interrompere le vessazioni è possibile.

Questi i messaggi principali dell’incontro su Nuovi media, reputazione digitale e cyberbullismo tenuto questa mattina a Villacidro con gli studenti della scuola secondaria Satta e gli alunni delle classi quinte di via Cavour e via Cagliari e della classe quarta di via Tirso, dell’istituto comprensivo Giuseppe Dessì, diretto da Marinella Giorri.

L'incontro si è concentrato sul confronto, sulle paure e sui limiti dei giovani, e ha fornito loro strumenti e conoscenze sulla normativa ma anche sulle responsabilità penali e civili di chi commette atti di bullismo, sul possibile coinvolgimento di genitori e scuola e ovviamente sulle conseguenze psicofisiche subite dalle vittime.

Sono state due ore intense, alla palestra di via Stazione, dove hanno portato le loro testimonianze l’avvocato cagliaritano Gino Emanuele Melis, la ventiseienne Natascia Curreli, vittima di bullismo, e Gigi Pittau, insegnante e referente bullismo e cyberbullismo del liceo artistico e musicale Foiso Fois di Cagliari.

«Gli insulti - ha ricordato l’avvocato Gino Emanuele Melis - possono fare più male degli schiaffi. Il bullismo non esiste come reato ma sono le condotte ripetute di cui si compone a essere perseguibili penalmente. In questo che è un vero e proprio cancro sociale, devono essere aiutate sia le vittime sia chi ha commesso atti di bullismo. In tribunale mi è capitato di difendere anche ragazzi accusati di danneggiamenti: avevano capito l’errore commesso e la gravità delle conseguenze cui stavano andando incontro e hanno rimediato al fatto».

A fare capire ulteriormente le gravi conseguenze delle azioni di bullismo ha contribuito il racconto di Natasha Curreli, in video collegamento: «Per anni, nelle scuole medie e superiori, ho ricevuto insulti pesanti riferiti al mio aspetto fisico. Via via alle parole si sono aggiunti anche gesti di violenza fisica. Un giorno alla fermata dell’autobus mi è stato lanciato un ramo che mi ha causato una ferita al volto. Così, dopo anni di paura e silenzio,ho trovato la forza di raccontare quello che mi è successo. Ora porto la mia testimonianza nelle scuole per contribuire a sensibilizzare i ragazzi sul problema. Non bisogna mai vergognarsi di chiedere aiuto: da poco ho incontrato una ragazza che mi bullizzava e mi ha chiesto scusa».


Bullismo e cyberbullismo, è emerso dall’incontro, sono le minacce più temute dagli adolescenti italiani, subito dopo violenze sessuali e droghe e i timori sono pure aumentati, dopo gli anni di isolamento forzato della pandemia.

«Ormai - ha rimarcato Gigi Pittau - si è abbassata tantissimo l’età di utilizzo del telefonino che è diventato il regalo della prima comunione e sono sempre d più i bambini lasciati soli di fronte allo smartphone in balia dei pericoli della rete».

Al termine dell'incontro, i relatori hanno aperto i microfoni ai ragazzi, che un po' timidamente ma con domande pertinenti e incalzanti hanno contribuito a completare il quadro dei buoni consigli. «Cosa fare quando ti appioppano un nomignolo offensivo?» ha chiesto uno di loro: «Il consiglio – ha risposto la dirigente Marinella Giorri - prima di tutto è di non tenerselo per sé, ma di parlarne con i vostri genitori e anche con i docenti e la dirigente. Proprio per questo vi ricordo che la scuola ha adottato un protocollo di segnalazione che possono utilizzare sia i ragazzi sia i docenti».

Red. I.S.P. © Riproduzione riservata


Immagine in evidenza: un momento dell'incontro, con (sulla destra), la dirigente Marina Giorri, Gigi Pittau e Gino Emanuele Melis


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