Michela Didu

 Arbus - Intervista a Michela Didu, lavoratrice da remoto e giramondo

Girare il mondo senza smettere di lavorare si può. Lo racconta Michela Didu, arburese, classe ’94, una laurea in Economia e gestione aziendale e una specializzazione in Data Science: vive lavorando e viaggiando come nomade digitale in giro per l’Europa e a breve per il Mondo.
Oltre a lavorare per Indigo.ai, una start-up milanese che si occupa di Ai (Intelligenza Artificiale), Didu gestisce una community di donne programmatrici, ha intrapreso un master in innovazione 4.0, si occupa di ricerca nel mondo della Data Science predittiva (lo studio dei dati per prevedere il futuro) e sta iniziando un progetto per la valorizzazione digitale dell’offerta turistica sarda.

Cosa l’ha spinta, la prima volta, ad andare oltre i confini della Sardegna?

La voglia di vivere in un posto diverso, conoscere una nuova cultura e una nuova lingua. Avevo 21 anni quando sono partita per il mio Erasmus in Spagna, esperienza che doveva durare solo 10 mesi, ma si è prolungata per due anni. Dal quel lontano 2015 la mia vita è cambiata in meglio. Come la mia visione del mondo, la scala di priorità e tanto altro. Questo accade quando esci dalla tua Comfort zone, la zona in cui si ha il controllo (benché solo illusorio) di ciò che ti circonda.

Una laurea in Data Science: è stata un'anticipatrice dei tempi?

A un mese dalla laurea, nel 2017, mi interrogavo sul futuro. Ascoltai pareri molto discordanti, e nel bel mezzo dell’indecisione appresi che l’Università di Cagliari aveva creato un nuovo corso di laurea, si chiamava Data Science. Decisi tra mille paure di immatricolarmi. Affrontai il corso di programmazione in Python pur non conoscendo nulla di codice e linguaggi, poi quello di statistica e di informatica. Era complesso, soprattutto perché lavoravo in un bar, andavo a lezione e smanettavo con il computer la notte, dopo il lavoro. Tra le varie peripezie, il 3 dicembre 2019, mi proclamarono come prima laureata in Data Science, con la massima votazione: non avrei mai immaginato di arrivare a un risultato simile.

Ora, questa materia come può cambiare il futuro?

Il futuro è già cambiato grazie ai dati e ha migliorato la vita di persone e aziende. Produciamo una quantità di dati mai visti in precedenza, che analizzati e indagati opportunamente ci aiutano e ci aiuteranno sempre più a gestire le attività. Ma attenzione: analizzare dati è propedeutico a rendere più efficiente la nostra vita, non a sostituirla.

In cosa consiste il suo lavoro e come lo svolge a distanza?

Lavoro per una società che produce un software di Intelligenza Artificiale Conversazionale, produciamo assistenti virtuali in grado di apprendere, sulla base dell’esperienza. Ho un contratto full-remote, quindi lavoro da remoto senza un obbligo di presenza fissa: con un lavoro digitale è fattibilissimo. Lavorare in questa modalità ha cambiato la mia vita, ora ho possibilità di organizzarla in base alle mie priorità. Ci sono pareri discordanti sul lavoro da remoto, per me decidere dove lavorare e potere organizzare in autonomia il proprio lavoro è qualcosa di impagabile.


Una donna in giro per l’Europa da sola: emozioni e sensazioni ...

Quando ho deciso di partire non immaginavo che avrei vissuto un’esperienza così piena. Scelsi Budapest solo perchè i biglietti aerei costavano 15 euro. Da li ho vissuto per 50 giorni in camerate di ostelli o ospite da amici in giro per l’Europa, sempre girando posti e lavorando con il mio pc. Da Budapest, sono andata a Vienna, e poi a seguire a Bratislava, Praga, Berlino, Amburgo, Amsterdam, Rotterdam, Bruxelles, Aquisgrana, Lussemburgo, Strasburgo, Berna, Friburgo, Milano e Monginevre. Ho viaggiato in autobus con un borsone, il mio computer, qualche soldo e i documenti. Da quando lavoro da remoto, ho vissuto 6 mesi in Polonia, 6 mesi a Malta, ho viaggiato per 15 giorni in Indonesia e Singapore e per quasi due mesi in 12 nazioni diverse.

Quanto percepisce Arbus distante dall’Europa e quanto il paese può trarre giovamento dal processo di unificazione anche culturale e sociale dell’Europa?

Si potrebbe fare tanto per avvicinare Arbus all’Europa, ma prima forse sarebbe necessario fare conoscere la Sardegna: la maggior parte delle persone incontrate, seppure europee, non ne avevano mai sentito parlare. Ho anche un progetto in mente al quale sto lavorando per cercare di farci conoscere in giro per l’Europa, e non solo per le spiagge.

Ha dei consigli per i giovani che vorrebbero vivere una vita come la sua?

Non ho una vera e propria ricetta, ma credo nel motto “Combatti per quello che vuoi”. Io non provengo da una famiglia benestante, e ho dovuto lavorare per permettermi gli studi, ho rinunciato a molto, vissuto nelle case degli studenti e lottato per raggiungere borse di studio. Ho cercato sempre di non stare nella zona di comfort e guadagnarmi ogni centesimo del mio portafoglio. Non è semplice “prendere e partire”, come non è semplice “restare”, ma è solo così che ora non ho paura di viaggiare da sola, sacrificare i miei spazi per vivere un’esperienza, riposare poco e lavorare tanto. L’importante è svegliarmi ogni giorno con una nuova sfida da affrontare e sentirmi viva.

Valentina Vinci (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata