Tatsiana Pashkevich

Villacidro - Tatsiana Pashkevich: i suoi affetti più cari sono a Villacidro, che conobbe a 9 anni

Quando l’ospitalità è più forte dei confini nazionali: Tatsiana Pashkevich, 32 anni, proviene da Novapolask, in Bielorussia, è riuscita a tornare a Villacidro, che conobbe a 9 anni, grazie a un progetto di accoglienza di minori provenienti dalle regioni colpite dal disastro nucleare di Chernobyl.

Dopo tanti ostacoli burocratici, e alcuni anni di lontananza Tatsiana e la sua famiglia ospitante si sono ricongiunti, nonostante l’arrivo della pandemia e della guerra in Ucraina, abbiano reso più complesso l’iter per richiedere il visto, a causa delle numerose restrizioni.

«È stato un momento di grande gioia, - ha raccontato la giovane - nonostante in questi anni ci siamo tenuti in contatto tramite i social e i telefoni, tutto questo non è paragonabile all’abbraccio dei miei cari».

Tatsiana Pashkevich ha anche confessato le sue speranze per il futuro: «amo profondamente la Sardegna, la sua storia e la sua cultura, che mi ha donato una nuova casa. Sono legata alla Bielorussia, terra in cui sono riuscita con le mie forze a costruirmi una vita, ma il mio desiderio più grande sarebbe quello di potere vivere a Villacidro».

La giovane era stata accolta dalla famiglia Sanna - Tatti, all’età di nove anni, grazie al progetto Chernobyl in collaborazione con l’Auser Villacidro: ogni anno, fino al raggiungimenti della maggiore età, ci era sempre tornata, per tre mesi.

Il progetto mirava ad accogliere i minori provenienti dalla Bielorussia, principalmente dalle zone colpite dal disastro nucleare di Chernobyl del 1986, da famiglie socialmente svantaggiate e da istituzioni pubbliche e private. L'esperienza all’estero era mirata a depurare gli organismi contaminati dei bambini, grazie alla permanenza in un ambiente sano e non inquinato.

«A partire dal primo incontro con la mia famiglia ospitante – ricorda Tatsiana Pashkevich - ho sperimentato di nuovo il calore famigliare, dopo la morte dei miei genitori e famigliari e la permanenza in orfanotrofio. Ogni anno, quando lasciavo Villacidro per rientrare in patria, sentivo tanta tristezza ma, forte dell’amore ricevuto, mi rasserenava il pensiero che li avrei rivisti».

La giovane, anche se non più nell’età prevista dal progetto di accoglienza, dopo aver concluso gli studi superiori, ha nutrito il desiderio di congiungersi con la famiglia Sanna-Tatti in modo permanente ma le lungaggini burocratiche non hanno permesso il suo trasferimento definitivo in Italia.

Un desiderio che ora, dopo le difficoltà degli ultimi anni, si è realizzato almeno temporaneamente: «Dopo aver appreso che altre famiglie erano riuscite ad ottenere il visto tramite un agenzia cagliaritana – ha spiegato la madre ospitante, Serenella Sanna - mi sono affrettata a preparare tutta la documentazione necessaria affinché potessimo riunirci per tre mesi ogni anno, così come prevede la legge. Il legame che ci unisce a Tatsiana va al di là di quello di sangue: l’abbiamo amata fin da subito e ha instaurato un ottimo rapporto con i miei figli, soprattutto con Susanna, sua coetanea. Tatsiana è per noi come una figlia».

 

 

Erica Pittau (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata

Immagine in evidenza: Tatsiana Pashkevich (a destra) con Serenella Sanna e Susanna Tatti


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