Rio Piras

 Gonnosfanadiga - I danni dell'alluvione e un lutto, nella rievocazione di Pinuccio Soddu

Il 27 novembre 1971 il rio Piras esondò, causando gravi danni e un lutto.
A cinquant'anni di distanza, Pinuccio Soddu, idrobiologo, ripercorre la storia del corso d'acqua.

«La prima alluvione che io ricordo – ha attaccato Pinuccio Soddu – fu quella del 1951, allora il fiume era molto più stretto di oggi ed era privo degli argini. Sulla sponda destra del rio non c'erano costruzioni tranne la casa di mio padre e di mio zio. La piena procurò gravi danni nella parte alta del rio travolgendo un'abitazione ed esondando nell'attuale via Piras ma per fortuna non ci furono danni alle persone. Sono cresciuto sulla sponda del rio e fino da bambino compresi la sua importanza. Dal racconto dei miei genitori appresi che un'altra grave alluvione avvenne nel 1933: distrusse il ponte di legno, sulla via Parrocchia, che collegava Gonnos alta a Fanadiga ma non ci furono vittime».

Il rio Piras scorre dentro l'abitato di Gonnosfanadiga e separa la zona alta dalla zona di pianura. «Negli anni '50 - ha continuato Soddu - l'alveo del rio fu bonificato, allargato e furono costruiti una parte degli argini con delle gabbionate, utilizzando il materiale pietroso di cui l'alveo era ricco».

Il ricordo dell'alluvione del 1971

L’alluvione del 27 novembre 1971 provocò gravi danni al paese e la morte del'agricoltore Sisinnio Saiu, che quel giorno si trovava nel suo agrumeto adiacente al rio Piras, nei pressi del guado di Santa Severa, sotto alla strada per Perd’e Pibera.

«In quegli anni – ha raccontato Soddu – mi dilettavo di fotografia e documentai le diverse fasi della piena in tempo reale (3 rullini b/n da 36 pose). Dalle 8 del mattino fino al pomeriggio, spostandomi nelle campagne a valle verso S. Cosimo e verso Guspini. L'onda di piena che ripresi nella foto si presentò verso le 11,45. Il deflusso avvenne rapidamente e il livello delle acque si abbassò. Risalendo il rio verso la montagna, con gli amici, ci accorgemmo della vittima. Intanto arrivarono le forze dell'ordine che provvidero ai rilievi del caso».

La dinamica dell'alluvione

«I boschi della montagna - ha precisato Soddu - avevano subito l'azione devastante degli incendi negli anni precedenti e il territorio era compromesso. Le piogge torrenziali di quelle giornate trascinarono a valle una immensa quantità di detriti che, nella valle stretta di Gutturu Fenugu, formarono una diga e si formò un grande lago. La pressione dell'acqua sfondo` la diga e venne giù l'ondata improvvisa della piena che travolse tutto in un attimo.

I pericoli

«Il rio - ha spiegato l'idrobiologo - ha una forte pendenza ed è molto violento, ma se il sui alveo è libero da vegetazione, l'acqua defluisce in fretta e i danni sono limitati. I grossi problemi idrogeologici sono legati agli incendi pregressi, al disboscamento e all'abbandono delle terre di montagna. Inoltre la manutenzione dell'alveo fluviale deve essere costante per evitare che la vegetazione infestante impedisca il regolare deflusso delle acque. Se si risolvono questi problemi la pericolosità del fiume è relativa».

L'importanza del rio Piras

«La storia del nostro paese è fortemente legata alla presenza del rio, le sue acque hanno permesso il funzionamento dei 15 mulini lungo la riva sinistra fino a Canneddus fino ai primi anni del 1900, l'irrigazione degli orti, l'arricchimento della falda freatica che alimenta i pozzi pubblici e privati del territorio, le nostre nonne a mamme usavano lavare i panni al fiume e non ultima la fornitura di tutto il materiale per l'edilizia fino agli anni '60; dal pietrame alla ghiaia alla sabbia. Dobbiamo stare più attenti a ciò che la Natura ci dice perché se osserviamo le sue regole e le rispettiamo, da Lei non ci possiamo aspettare danni» ha concluso Pinuccio Soddu.

Valentina Vinci (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata


Immagine in evidenza: Il rio Piras nel 1971,durante l'alluvione (Foto Pinuccio Soddu)



Il rio Piras dal ponte di Via Leonardo verso Sud, 15 giorni fa (Foto Pinuccio Soddu)

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Il rio Piras Dal ponte di Via Leonardo verso Nord
(Foto Pinuccio Soddu)

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Dal ponte di "Canneddus", statale 196, verso la montagna (Sud) (Foto Pinuccio Soddu)

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Una colonia di anatre native del rio Piras condivide il territorio con alcune nutrie (Foto Pinuccio Soddu)

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