Sa Bidda De Is Pingiadas

 Pabillonis - Andrà in locazione l'ex laboratorio per la lavorazione della ceramica, nella zona artigianale

Esistono tanti piccoli paesi della Sardegna dove gli abitanti sono conosciuti più per i loro nomignoli che per il proprio nome. Tra questi esiste anche un paese, Pabillonis, conosciuto da diversi secoli con l’appellativo de Sa bidda de is pingiadas, il paese delle pentole.

Questo epiteto era derivato dalla produzione di pentole e altri manufatti in terracotta , la bravura degli artigiani locali spalancò le porte del commercio in tutta l’isola. L’arte di lavorare l’argilla era tramandata di padre in figlio; le materie prime, di ottima qualità, venivano prelevate dai campi paludosi nelle vicinanze del paese.

Dagli archivi comunali, in una delibera del 1837, si evince che gli artigiani pentolai erano venti, ai quali si dovevano aggiungere gli operai che aiutavano ad impastare l’argilla e quelli che si occupavano della cottura dei manufatti. Una vera e propria industria manifatturiera.

Negli anni ’40 del secolo scorso ci fu un vero e proprio sviluppo di questa attività: nel periodo della seconda guerra mondiale solo gli artigiani di Pabillonis riuscirono a soddisfare la richiesta di stoviglie in tanti paesi della Sardegna.

Poi un lento declino, fino al 1967, anno della chiusura dell’ultimo laboratorio rimasto, quello di Giuseppe Piras, il più noto pentolaio del paese, colui che aveva avuto l’idea di modificare, con una copertura in mattoni crudi e refrattari, il forno per la cottura delle pentole, fino ad allora scoperto ed esposto alle intemperie atmosferiche.
Nei decenni successivi la lavorazione della terracotta perse il lustro di un tempo, e nessuno riprese l’antica professione.


Soltanto nei primi anni duemila, quando anche Pabillonis aderì all’Associazione Italiana Città della Ceramica, ci fu un barlume di rilancio. L’amministrazione comunale, allora guidata da Marco Dessì, investì la somma di 350 mila euro (legge regionale 37/98) per la realizzazione di un capannone laboratorio, nella zona Pip, per la lavorazione della ceramica. Il primo appalto per la gestione della struttura se lo aggiudicò la ceramista pabillonese Mimma Mugnai, seguita dopo alcuni anni da un’altra artigiana locale, Anna Cara.

Da dicembre 2020 il capannone, con all’interno il tornio, il forno, gli arredi, è purtroppo vuoto. È di alcuni giorni fa la pubblicazione nell’albo pretorio del comune della manifestazione di interesse per la locazione dell’immobile.

Resilienza, passione e amore per le proprie origini, tengono ancora in vita qualche piccolo laboratorio artigianale della terracotta, come quello del maestro d’arte Ugo Serpi, premiato due anni fa alla Biennale di Roma. Recentemente una sua opera è stata scelta per omaggiare il comune di Assisi in onore della festa del patrono d’Italia San Francesco. Uno sguardo al passato e una speranza per il futuro per riportare Sa bidda de is pingiadas nel firmamento dell’artigianato isolano.

Stefano Cruccas (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata

Immagine in evidenza: una famiglia di pentolai degli anni '20 del secolo scorso (in alto il più noto degli artigiani locali, Giuseppe Piras).

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