Cervo

 Arbus - L’assessore Lampis chiarisce: «Non ho mai detto di aprire la caccia al cervo»

Le ultime settimane sono state movimentate da accesse polemiche sulla crescente presenza dei cervi nei territori dell’arburese (ma il problema investe un po’ tutto il Linas e altre aerali isolani in cui l’animale è stato reintrodotto anni fa): sono una risorsa o costituiscono una minaccia?

Le parole di Lampis

«Non ho mai detto di aprire la caccia al cervo – ha chiarito l’assessore regionale all’Ambiente Gianni Lampis, le cui dichiarazioni, rimbalzate sui vari organi di stampa avevano innescato reazioni di approvazione così come di sdegno - solo che venisse tolto dall’elenco delle specie protette. Sempre più frequentemente pervengono all’attenzione del mio assessorato, da parte di imprese agricole, cittadini e istituzioni, segnalazioni di danni da parte del Cervo sardo alle attività agricole e zootecniche. Sono parimenti in crescita i sinistri stradali provocati dagli stessi nelle aree del territorio regionale in cui maggiore è la loro presenza. Attualmente si stima la presenza di oltre 9 mila capi sull’Isola, disomogeneamente distribuiti, con poche zone in cui l’elevata concentrazione dei capi crea i problemi sopra descritti. Per tale motivo attualmente la specie è considerata come a Minore preoccupazione nella Lista Rossa italiana dei vertebrati e non più inserito negli elenchi Iucn(International Union for the Conservation of Nature, ndr), benché noto che il Cervus elaphus corsicanus sia inserita nell’elenco delle specie particolarmente protette della Legge 157/92 e della Legge della Regione Sardegna 23/98. Lo scorso mese di novembre ho istituito un tavolo permanente di confronto con associazioni di categoria agricole e istituzioni. Abbiamo portato la problematica sia in commissione Agricoltura del Consiglio regionale sia in comitato Faunistico regionale. Ora con ampio mandato ho avviato le dovute interlocuzioni con gli uffici ministeriali competenti».


I difensori dei cervi

L’uscita di Lampis, veicolata da molti organi di stampa, aveva assunto però un’altra connotazione, tanto da suscitare una levata di scudi a difesa dell’ungulato, come la gettonatissima Petizione popolare per la salvaguardia del Cervo sardo, online sul sito Change.org.

Se è vero che il numero dei cervi in alcune zone è eccessivo, c’è chi come la guida turistica Valeria Mura, sottolinea gli aspetti attrattivi di questi animali: «Li abbiamo visti tante volte e ogni volta è un'emozione fortissima: maschi dall'enorme palco, femmine con i cuccioli, giovani esemplari che si muovono con eleganza davanti ai nostri occhi». Il problema del loro sovrannumero ha soluzioni incruente secondo Mura: «Le soluzioni alternative ci sono, per esempio: creazione di erbari, spostamento degli animali in zone adatte alla loro reintroduzione. Tutto questo oltre alle recinzioni per proteggere le aree coltivate».

Le ragioni di agricoltori e allevatori

Il numero dei cervi, a detta degli imprenditori agricoli è talmente elevato da costituire un problema per i cervi stessi: «La nostra azienda – ha detto Andrea Dessì, imprenditore agricolo arburese – ha provato a cercare soluzioni, anche con l’aiuto della Provincia. Abbiamo provato reti elettrificate, dissuasori e segnali acustici, ma il cervo ormai si abitua a tutto. I cervi sono tanti e per loro non basta più il cibo trovato in natura, così cercano nutrimento nelle nostre aziende: allontanano anche i nostri animali, non perché siano cattivi ma perchè affamati e assetati. Non vogliamo uccidere i cervi ma il problema riguarda anche loro stessi: in sovrannumero non stanno più bene. Quando entrano nelle aziende per mangiare cibo di altri animali stiamo comunque modificando l’equilibrio naturale. Chiediamo che si arrivi a un numero adeguato di capi, per poterci convivere, non vogliamo lo sterminio».

Non solo cervi

Anche per Beatrice Soddu, del Ceas Ingurtosu, gestito dall’Associazione Zampa verde, si deve trovare una soluzione all’eccessiva presenza di selvatici: «La situazione che viviamo ogni giorno evidenzia una aumento dei cinghiali. Innanzitutto serve un censimento per appurare il numero dei selvatici, poi ci sono diverse soluzioni, da concertare con le diverse realtà del territorio: spostarli, effettuare una caccia selettiva, predisporre pascoli per la loro alimentazione. L’importante è che venga trovata una soluzione al più presto».


Valentina Vinci (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata

Immagine in evidenza: Femmina di cervo sardo (foto Andrea Meloni)

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