Michela Dessì  vicepresidente

 Arbus - L'intervista alla neoeletta Michela Dessì

È di Arbus la prima donna eletta come vice presidente nella storia di Coldiretti.

Michela Dessì, 37 anni, imprenditrice agricola, laureata in Agraria all’Università di Torino è stata eletta ieri vicepresidente interprovinciale della federazione Coldiretti di Cagliari, nella prima riunione di consiglio per la rappresentanza del Medio Campidano, mentre per il Sulcis Iglesiente è stato eletto Tobia Desogus, di Masainas.
Sono stati designati anche i delegati che andranno a rappresentare la federazione per la prossima elezione del presidente regionale, di cui Dessì farà parte.

«Sono stata eletta ieri – ha raccontato Michela Dessì – ma oggi forse riesco a vivere questa emozione con più consapevolezza. Sapere di essere la prima donna eletta, carica questo ruolo di ancora maggiori responsabilità. Il mio impegno sarà sempre massimo e rivolto a tutto il territorio, specialmente in un momento storico come questo nel quale l’agricoltura e la zootecnia sono al centro dell’economia isolana e del ruolo sociale che questa determina».

Michela Dessì ha iniziato il suo percorso in Coldiretti nel 2012 come espressione all’interno del CdA del Gal Linas Campidano, di cui fa parte dal medesimo anno. È stata quindi eletta, nel 2017, dapprima come presidente di sezione dagli allevatori di Arbus e successivamente dai presidenti di sezione del Medio Campidano all’interno del Consiglio interprovinciale di Cagliari come membro del CdA. Nel maggio 2023 è stata riconfermata sia come presidente di sezione ad Arbus sia come membro del CdA e infine eletta vicepresidente.

Quali sono i temi che le stanno più a cuore?

In questo particolare momento come Coldiretti stiamo curando la questione riguardante l’approvvigionamento idrico delle aziende agricole nelle zone servite dal Consorzio di bonifica sud meridionale. Arbus non rientra tra i comuni della rete irrigua ma ritengo che sia di fondamentale importanza proprio per le tante aree marginali che non possono avere accesso all’acqua, che tutto il sistema funzioni perfettamente affinché ci possa essere sempre più disponibilità di prodotti di alta qualità provenienti appunto dalle aree irrigue che garantiscono competitività alle altre aziende al di fuori del distretto irriguo.


Recentemente si è parlato di carne sintetica: che ne pensa?

Come Coldiretti abbiamo ottenuto un disegno di legge che impedisce la produzione e la commercializzazione di alimenti sintetici, per noi è un motivo di grande orgoglio: questo permette la tutela del Made in Italy e della qualità dei nostri prodotti. A questo voglio aggiungere che produrre cibo di origine animale o vegetale, in una terra come la Sardegna, deve essere visto anche come l’importante ruolo che donne e uomini di campagna hanno nel controllo del territorio, nella conservazione della biodiversità, nella lotta agli incendi e nel ruolo sociale legato alla cultura del mondo agreste di cui siamo custodi.

A breve entriamo nel periodo storico in cui si ripresenta la febbre catarrale degli ovini (lingua blu): quali sono le azioni in corso?

La Regione Sardegna da qualche mese ha avviato il nuovo piano di vaccinazione legato al sierotipo 4, che nel nostro areale ha causato maggiori danni. Nello scorso anno si è presentato anche il sierotipo 3 che fortunatamente ha fatto meno danni rispetto all'anno precedente. L’auspicio è che si arrivi al cento per cento della popolazione vaccinata, in modo da limitare i danni alle produzioni che ogni anno si presentano e sono ingenti, oltre ai danni da imputarsi alla diminuzione del patrimonio ovino. 

Lo scorso anno nella sua azienda era stato accertato il primo focolaio in Europa della malattia emorragica del cervo(Ehd): a che punto siamo?

Siamo al punto zero. Da un anno nella mia azienda stiamo procedendo assieme all’istituto zooprofilattico e alla Asl territoriale alla cattura e al monitoraggio degli insetti vettori della malattia per la verifica di eventuali positività che la potrebbero fare ripartire. La paura è chiaramente che la malattia possa ricomparire e che ci si ritrovi nuovamente in una situazione che non si è saputa gestire causando ingenti danni economici a importanti realtà di allevamento bovino, determinati dal blocco della movimentazione.

Cosa pensa che si sarebbe dovuto fare?

Non si sarebbe dovuta bloccare la movimentazione ma pretendere, come già accade da tantissimi anni, un risultato negativo alla Pcr (test specifico per individuare la malattia, ndr) oltreché al sierotipo 3 anche alla malattia emorragica del cervo. Diversamente non essendo controllabili gli spostamenti degli insetti vettori, vista anche la circolare del ministero del luglio 2022 che ipotizzava e allertava sul potenziale arrivo della malattia, si sarebbero già dovuti prevedere degli importi a bilancio per l'indennizzo immediato legato al blocco della movimentazione e quindi alla mancata vendita. Serve programmazione, quella è la parola chiave che in troppi dimenticano a spese di chi regge il sistema, cioè i lavoratori.

Valentina Vinci (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata

Immagine in evidenza: Michela Dessì con il presidente Giorgio Demurtas (al centro) e il collega Tobia Desogus, di Masainas