Agricoltura innovativa

 Gonnosfanadiga - Agricoltura e tecnologia: colture 4.0

Tecnologia e agricoltura sempre più a braccetto.

Il mandorleto più grande in Sardegna, di produzione semi intensiva, si trova nel Medio campidano, a Gonnosfanadiga: oltre venti ettari in unico lotto.

L’impianto, di proprietà di Eleonora Marras è stato progettato e realizzato dall’azienda agricola fratelli Murru di Samassi, utilizzando tecnologie computerizzate 4.0 Gps, a partire dai trattori a guida autonoma.

Praticamente la guida del trattore è automatizzata, in base alle coordinate specifiche che vengono programmate al computer. La piantumazione di mandorlo e in misura minore del pistacchio, con l'utilizzo di queste tecnologie è il primo esempio del Campidano.

La stessa irrigazione dei campi sfrutta tecnologie innovative, a risparmio energetico. «Il mandorleto – ha spiegato Michele Murru - presenta piante appositamente studiate e adattabili alla messa a dimora nel nostro territorio.

Una caratteristica di questa piantagione innovativa è la sua fioritura tardiva: si evitano così i pericolosi colpi di gelo, tipici dei mesi di febbraio e marzo, che possano danneggiare la pianta, facendo fallire l’intera coltura del mandorlo».

Le novità colturali sono a tutto tondo, riguardando un campo irrigato e concimato, la cui produzione è seguita in dettaglio, come fosse una coltura intensiva.

La Sardegna si scopre fra le regioni pioniere nell’investimento di frutta secca. In questi anni si stanno realizzando mandorleti super intensivi, e semi intensivi, ma anche altri tipi di impianti di produzione, come il pistacchio. Da almeno tre anni sono queste le nuove colture più gettonate nello scenario sardo, dove non si esclude anche la piantumazione con tecniche innovative di nuove tipologie di oliveti.


«Sono progetti - ha concluso Murru - realizzati con finanziamenti della Comunità europea. In Sardegna si inizia a realizzare che queste cultivar possono aprire nuovi mercati, da qui la scelta coraggiosa di molti imprenditori, che a Pula, Palau e Gonnosfanadiga, stanno facendo da apripista».

La prima produzione di queste frutti, arriva già dopo tre anni dalla messa a dimora delle piantagioni e il ritiro del prodotto avviene tramite diverse catene italiane, previo un pre contratto: motivi che inducono diverse aziende sarde a investire in questo tipo di coltivazioni.

Al momento nell’isola sono stati messi a dimora più di settanta ettari di mandorlo e alcuni di pistacchio, per l’olivo ancora meno, ma entro il 2022 le superfici coltivate con queste tecnologie dovrebbero superare i 100 ettari.

Una nuova frontiera dell’agricoltura che è interessante poiché offre una redditività regolare negli anni, ma anche perché va a colmare in Sardegna, la carenza di produzione di frutta secca.

Biscottifici e caseifici abbastanza importanti, operanti nell’Isola, stanno già valutando l’impiego futuro di frutta secca di produzione esclusivamente sarda.

Giorgio Mancosu © Riproduzione riservata

Immagine in evidenza: un impianto di mandorlo a Gonnosfanadiga (Foto azienda fratelli Murru, Samassi)

Di seguito: lavorazione con trattore a guida autonoma (Foto azienda fratelli Murru, Samassi)


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