Cereali

 Medio Campidano - L’autosufficienza alimentare come possibile soluzione

Prima le abbondanti piogge, poi la siccità, poi ancora le gelate; nelle campagne le avversità climatiche dettano l’agenda. La rimodellano secondo natura, anche se in questi ultimi anni sembra tutto così innaturale.

Come se non bastassero le avversità climatiche a mettere in ginocchio le migliaia di aziende agricole sarde, sono scesi, come una scure, gli aumenti sconsiderati delle materie prime per la produzione. Sementi, concimi, gasolio, cereali e mangimi.

Aumenti, come per il gasolio agricolo, del 100 per cento: a ottobre dello scorso anno un litro di costava circa 70 centesimi, ora arriva a superare un euro e 50 centesimi. Il grano, il mais, il concime, i mangimi, hanno fatto segnare aumenti esponenziali. Per non parlare di quelli folli dell’energia elettrica, rincari esorbitanti che rischiano di compromettere il destino di tante aziende agricole.

La guerra tra l’Ucraina e la Russia, ha ulteriormente destabilizzato i mercati, soprattutto quelli delle granaglie che approvvigionavano la quasi totalità dei mangimifici e delle scorte sarde.
Mais e grano in primis , che venivano importati da quei Paesi, hanno così subìto un’impennata dei prezzi, divenendo poi vittime del blocco delle esportazioni, con conseguenze drammatiche per le scorte alimentari degli animali.

Perché tutto questo? La Sardegna non venne definita il granaio di Roma per le ingenti quantitativi di grano prodotto?

Purtroppo negli ultimi decenni la globalizzazione del mercato ha indotto a scelte da una parte convenienti, perché acquistare le materie prime dall’estero significava risparmiare, però allo stesso tempo siamo diventati dipendenti dai paesi terzi per il fabbisogno delle granaglie.


Tuttavia non è troppo tardi per cambiare la rotta. Le proposte ci sono e devono obbligatoriamente essere prese in seria considerazione dall’attuale classe politica. Il Movimento Pastori Sardi nelle scorse settimane ha avanzato all’assessorato all’Agricoltura della Regione alcune proposte: utilizzare i maggiori ricavi dati dall’aumento del gasolio per calmierare gli aumenti, incentivare tramite il Psr (Programma di sviluppo rurale) la produzione di grano per uso alimentare e granaglie per uso zootecnico, vietare la produzione di mais e foraggio per usi energetici (biomasse) nelle zone irrigue.

Arrivare all’autosufficienza alimentare è la sfida che le aziende agricole e zootecniche sarde lanciano alla politica regionale, nazionale e comunitaria.

Nel 2006, in seno alla neonata provincia del Medio Campidano nacque un progetto ambientale sperimentale denominato Vivere la campagna: un piano che mirava al recupero delle terre incolte dei 28 comuni e al rilancio delle produzioni agricole tipiche del territorio, sia per il fabbisogno alimentare sia per quello zootecnico.

Il progetto era poi finalizzato alla rinaturalizzazione del suolo con immissioni di azoto naturale attraverso le coltivazioni di leguminose: ceci, fave, piselli, ma anche trifoglio ed erba medica.
Un programma che produceva anche ricadute economiche per le aziende: ogni ettaro coltivato (fino a quattro per azienda) beneficiava di un incentivo.

Tutto cessò con la soppressione della provincia. Perché con le altre proposte non ripensare anche al vecchio progetto, magari con una oculata pianificazione e con un'estensione a livello regionale?

Stefano Cruccas (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata


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