Casa in terra cruda - Arbus

 Medio Campidano  - Un patrimonio storico e architettonico sempre più a rischio

Le recenti piogge hanno causato crolli un po’ in tutto il Medio Campidano, ma la colpa non è dell’antica tecnica di costruzione in terra cruda: alla base del problema ci sono gli abbandoni e le mancate manutenzioni.

«Ogni anno alcune case in terra cruda crollano e vengo contattato - spiega Enrico Pusceddu, sindaco di Samassi e presidente dell’Associazione internazionale Città della Terra cruda - quello che ci tengo sempre a specificare è che il patrimonio non sta andando perso, sono infatti numerosi ancora gli edifici, anche quelli ristrutturati».

Pusceddu - che abita proprio in una casa in terra cruda – aggiunge: «come associazione vogliamo porre i riflettori sulla sensibilizzazione dei cittadini al recupero di queste abitazioni, che però spesso hanno dei problemi legati alle eredità, tanti proprietari, ed è difficile mettere d’accordo tutti».

Le case in terra cruda possono rimanere in piedi per anni, secoli addirittura, ma devono essere sottoposte a lavori di manutenzione, di cui ogni fabbricato necessita. Le difficoltà nell’effettuare interventi sono particolarmente evidenti in un periodo economico difficile, dove gli effetti del Covid e dalla crisi economica colpiscono anche il settore immobiliare, ma non meno determinanti sono anche i vincoli legati al patrimonio storico-architettonico, che spesso vanificano anche le buone volontà dei proprietari.

«Stiamo lavorando con la Regione Sardegna per ottenere finanziamenti per i centri storici e interventi di restauro per queste abitazioni Chiediamo che le risorse pubbliche vengano dirottate verso il recupero di queste strutture e non verso piani di espansione urbanistica» - conclude Enrico Pusceddu.

Un altro problema che riguarda la tutela di questo patrimonio è la convivenza con il cemento, che dagli anni ’50 in poi ha omologato gli scenari urbani sardi, causando in buona parte la perdita di un’identità costruttiva. Ciò non toglie tuttavia che la bellezza, il decoro e il fascino fornito dal materiale, unito alla maestria di chi lo ha utilizzato, rappresenta ancora un’eredità e una testimonianza viva della nostra storia.

Conosciuta anche come ladiri, la tecnica della terra cruda viene utilizzata fin dalla antichità anche in Sardegna per la realizzazione di abitazioni. Si stima che il patrimonio sia di circa 25 mila costruzioni nella pianura tra il Campidano e le città di Cagliari e Oristano. Il materiale è sostenibile per eccellenza: disponibile in ogni parte del mondo, unito a fibre e altri elementi naturali consente di costruire degli edifici oltre che sostenibili anche duraturi e non impattanti per l’ambiente.

Inoltre, grazie alla tecnica del rimpasto, può nascere una nuova architettura dal materiale proveniente da un rudere.

Tra le caratteristiche la più importante è sicuramente l’elevato potere isolante che consente di moltiplicare le prestazioni termiche dell’edificio. Il migliore esempio è sicuramente rappresentato da sa lolla che nelle case a corte permette di limitare l’incidenza dei raggi solari sulla muratura.

Sono tantissimi in tutto il mondo gli esempi di case in terra cruda: Gerico, Çatalhöyük in Turchia, Chan Chan in Perù e Babilonia in Iraq. Diverse città moderne hanno mantenuto l’uso della terra: Santa Fè negli Stati Uniti e il centro di Bogotà in Colombia e nell’ultimo decennio numerosi architetti ne hanno riscoperto le potenzialità.


Valentina Vinci (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata


Immagine in evidenza: una casa in terra cruda ad Arbus, in via Libertà

Nell'immagine seguente: Enrico Pusceddu, sindaco di Samassi e presidente dell’Associazione internazionale Città della Terra cruda

Enrico Pusceddu

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